Il ragazzo chiuse finalmente gli occhi, abbandonandosi alla stanchezza ed alla curiosa angoscia che dormire in quel posto così strano gli dava.
Nell’enorme atrio dell’aeroporto di Stansted, sdraiato sul materasso che per tante volte aveva assorbito le cadute dai massi del Peak District, si fece ancora un po’ coccolare dai ricordi della vacanza appena trascorsa, riflettendo sul perché, quando si viaggia, si pensa sempre che il viaggio di andata per quanto noioso faccia già parte della vacanza, mentre quello di ritorno venga escluso, per entrare a fare parte già della vita quotidiana, del “dopo”.
E così, accanto a decine e decine di sconosciuti che aspettavano aerei per chissà quali destinazioni, con chissà quali storie alle spalle, o davanti, si addormentò cullato dal suono familiare di una mano che schiaffeggia la roccia, potendo quasi sentirne la grana sotto le dita.
Dopo pochissime ore di sonno, una voce si intromise nei suoi sogni scompaginati: ”excuse me sir, i have to clean” sentì dire.
“what?” chiese alzandosi a sedere con gli occhi ancora chiusi.
“i have to clean the floor, sir” ripeté la voce, con uno strano accento da cartone animato.
Riparandosi dalla luce troppo intensa, scorse una strana figura davanti a sé, armata di un aggeggio elettrico con due rulli sul davanti: la figura indossava una tuta da lavoro grigia, ma in testa portava un turbante, che incorniciava il volto olivastro e due occhi profondi e gentili.
“i’m sorry” disse, mentre a fatica si alzava e spostava lo zaino e tutta sua roba. Ripiegato il materasso, lo prese a tracolla, e trascinandosi dietro lo zaino si diresse al bar, e poi al check in.
Contemporaneamente, l’uomo delle pulizie raccolse da terra un piccolo bastoncino di legno, con in cima attaccato uno spazzolino da denti. Nel manico c’era incisa la scritta “da F a P” della quale non comprese il significato, così come non lo comprese di quel bizzarro legnetto.
Poi, dopo averlo guardato perplesso, prese il bastoncino e lo gettò con gentilezza nel cestino della spazzatura lì accanto.
Sull’aereo, il ragazzo si addormentò pensando a come dovesse essere dura la vita di un indiano che vive in un sobborgo inglese e fa le pulizie all’aeroporto senza viaggiare mai.
Chissà quanto tempo è che non vede la famiglia.
Speriamo che ne abbia una.