O no?
O no?
Scritto alle 09:38 p. nella arrampicata romana, qua e là | Permalink | Commenti (1)
Un giorno, sotto alla fascia superiore di Sperlonga, mentre sto per partire sul Garage di Giorgio, Ignazio mi guarda e mi fa: "Oh, senti un po', Bibolacqua...". E dopo qualche secondo, essendosi già scordato cosa mi doveva dire, "Sì, ecco come ti chiamerò. Bibo, che in latino vuol dire bere. Del resto ti chiami Bevilacqua, giusto?".
Così è nato Bibo. Che a Roma si pronuncia Bibbo.
Bibbo, Gamberoni, e lo stesso Stefanino, e qualche altro giovane più o meno glorioso. Tutti lì ad uncinare le dolorose gocce di Sperlonga, tutti i santi week-end, e a volte anche in mezzo alla settimana. Ma le ragazze?
Non ci sono quasi ragazze. L'unica carina è Laleh. Le altre si affacciano e spariscono. Nessuna entra a far parte del giro.
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Scritto alle 05:43 p. nella arrampicata romana, storia dell'arrampicata | Permalink | Commenti (2)
Prima che il Grande Spettacolo finisca, prima che le luci si spengano e tutto rientri nel silenzio, vorremmo saper rispondere a una semplice domanda.
Vale qualcosa quel poco, quel tanto, che ho fatto?
Papà ti piace il mio disegno? Mamma guarda come so saltar giù al volo dall'altalena! Signora maestra, è giusto il mio esercizio? Ho fatto errori nel dettato?
Che voto ho preso? Quanto sono stato bravo?
"Luca dimmi una cosa, una cosa soltanto: sono stata almeno qualche volta una buona mamma?"
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Dialoghi metropolitani (Inverno 1985/86)
Villa Paganini è un parco abbastanza grande di Roma, vicino via Nomentana (e alla più famosa Villa Torlonia).
C'è una piazzetta dove la sera, dopo cena, ci vediamo con qualche amico. Ci facciamo qualche canna in attesa di decidere cosa fare più tardi. Oppure in attesa che passino le guardie...
Gli occhi vanno spesso verso la strada. Ma per fumare entriamo qualche passo più dentro, protetti dall'oscurità. Seduti sulle panchine.
voci
"Dai passa 'sta canna. Ma che l'hai parcheggiata? Nun se move più..."
"Oh! e ciaraggione, cià! E dalla, no?"
"State calmini. (pausa) Sto a fuma'"
"Oh, io ne giro un'altra..."
"Dai aspetta, finiamo questa. (pausa) Rega' io sto tramato."
"Io ancora devo fuma'!"
silenzio
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Primi di ottobre 1985. La scoperta della libertà.
Non è facile da descrivere. Ti arriva addosso come una tempesta, la libertà. Oppure come un vento leggero, quasi impercettibile. La scopri all'alba. Oppure in piena notte. Una bella notte scura di ottobre, col cielo limpido e tante stelle, mentre nel buio ascoltiamo i Level 42.
La macchina di Andrea risale le curve di una strada vicino Finale Ligure, dopo un ricco piatto di trenette al pesto in trattoria ce ne torniamo alla nostra locanda, ai nostri sacchi a pelo. Accanto ad Andrea, che guida costantemente con una sola mano sul volante, c'è Laleh. Dietro, messi un po' stretti, io e i due Roberti. Prima di dormire ripensiamo alla giornata di oggi, parliamo ancora un po' di vie e di passaggi, e già sognamo, mentre gli occhi si stanno per chiudere, l'indomani.
Ma facciamo un piccolo passo indietro. Una settimana prima.
"Papà, volevo dirti che tra qualche giorno parto. Vado ad arrampicare in Francia con degli amici. In un posto in Provenza che si chiama gole del Verdon. E' un posto molto famoso, bellissimo..."
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Qualcosa è cambiato.
Non c'è dubbio. Qualcosa è cambiato.
Lo vedi dalle gambe. Prima c'era un misto variabile (linguisticamente esotico) di shorts, jeans, salopettes, nonché tute, braghe alla zuava, pantaloncini da tennis, perfino pantaloni del pigiama.
Da un certo momento in poi, un'unica divisa: la calzamaglia elasticizzata-colorata. O se preferite, "pantacollant".
Se fosse venuto un pirla qualunque con una calzamaglia di raso rosso, bella luccicante, al posto dei pantaloni della tuta, dopo le risate, non sarebbe cambiato nulla. Ma il primo ad arrampicare a Sperlonga (1985) con i pantacollant fu Andrea Gallo.
Niente di meno.
Andrea Gallo libera Funeral Party (Foresto, Striature Nere - Piemonte), assicurato da Marco Bernardi
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Scritto alle 05:52 p. nella arrampicata romana, storia dell'arrampicata | Permalink | Commenti (0)
Ed ecco un'altra chicca: il racconto autobiografico degli esordi di Medioverme (personaggio già più volte nominato in vari post "romani"). Da Roma a Sperlonga, alle Dolomiti, a Finale. Dall'alpinismo "cacio e pepe" all'alpinismo "con i controcazzi" e all'arrampicata sportiva.
La preistoria
Maggio 1978, Monte Morra, è la mia prima uscita ufficiale in una "Palestra di Roccia", durante il mio ultimo anno di scuole elementari.
bouldering d'epoca al masso dei caminetti
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Scritto alle 12:17 p. nella arrampicata romana, storia dell'arrampicata | Permalink | Commenti (1)
Emilio scrive che quando da sotto ci ha visto la prima volta, a me e al Tozzo, su Serena alienazione (era esattamente il 10 febbraio 1985), ha pensato che fossimo due arrampicatori molto forti.
Eh già.
Come mi sono ritrovato, senza accorgermene, fra quelli "forti"?
(l'attacco del II tiro del Ritorno di Paperoga, 6a+)
Scritto alle 08:08 p. nella arrampicata romana, storia dell'arrampicata | Permalink | Commenti (0)
Settimo grado
Una delle immagini più indelebili delle mie prime arrampicate è stata la prima volta a Sperlonga; era l’inverno '84/'85, con l’ultima uscita del corso di roccia.
Di Sperlonga, rimasta a lungo segreta, si vociferavano le vie estreme e la roccia dura da scalare con appigli piccolissimi.
Non a caso ci si andava verso la fine del corso di roccia, dopo essere stati al Morra, Leano, Gaeta, e quando la maggior parte degli allievi era ormai più scafatella.
Comunque la vera novità per questa falesia era la prima comparsa degli spit, impensabili in altri posti per l’odio, o quanto meno la perplessità, che avrebbero suscitato negli ambienti alpinistici.
E sì perché allora, anche in falesia, vigevano regole alpinistiche che vedevano relegato al solo uso dei chiodi o dei nut il compito di protezione ed il termine falesia stesso ancora non era entrato nel mondo dell’arrampicata che usava ancora la dizione: palestra di roccia.
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Scritto alle 12:49 p. nella arrampicata romana, storia dell'arrampicata | Permalink | Commenti (0)
Perdonatemi le divagazioni (che però a volte sono la parte migliore). Cercherò di ritrovare il filo del racconto.
Eravamo rimasti a quel week-end in cui portai il Tozzo per la prima volta a Sperlonga. Fu così che conobbi Jolly (di cui già si diceva che era uno “forte”). E si consolidava nel frattempo l'amicizia con Ignazio.
Andare a Sperlonga voleva dire non solo spellarsi i polpastrelli sulle gocce affilatissime, ma anche farsi un'idea di chi in quel momento era al top.
Come ho detto, di vie sotto al 6a ce n'erano davvero poche, e quindi Sperlonga continuò a esser frequentata, almeno per tutto il 1985, da una sorta di élite di arrampicatori. Gli altri si affacciavano, si facevano quelle 5-6 vie abbordabili, e ritornavano, a volte, qualche mese dopo. Dal che capirete - fra l'altro - che in quegli anni, al contrario di oggi, se uno faceva il 6a (il 6a di Sperlonga!), era considerato "forte".
Andate a fare il "6a" di Pronto Raffaella, o del secondo tiro di Flippaut, e capirete che c'era una logica in quel ragionamento.
Così sapevi che i "forti" erano erano quei 10-15, e non di più.
Cominciavi a frequentarli, a parlarci, a chiedere informazioni su questa o quella via...
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