(da Yosemite, di Reinhard Karl)
« Se le porte della percezione fossero sgombrate, ogni cosa apparirebbe com'è: infinita. »
[William Blake]
« Una rosa è una rosa e solo una rosa. Ma queste gambe di sedia sono gambe di sedia e sono anche San Michele e tutti gli angeli. »
[Aldous Huxley, Le porte della percezione - 1954]
Nello scritto "The climber as visionary" (vedi post) Doug Robinson scriveva:
« Le alterazioni visionarie nella mente degli arrampicatori hanno una base fisiologica. L’alternanza di speranza e paura di cui si parla nei loro racconti descrive stati emotivi che hanno una base biochimica. Questi meccanismi psicologici sono stati utilizzati per millenni da profeti e mistici, e solo per pochi secoli dagli scalatori. Due meccanismi complementari operano indipendentemente: il livello di anidride carbonica e quello della decomposizione dell’adrenalina: il primo derivante dallo sforzo fisico ed il secondo dall’apprensione. Durante la fase attiva dell’arrampicata l’organismo è sottoposto a un duro lavoro: aumenta la concentrazione di CO2 (debito di ossigeno) e si rilascia adrenalina in previsione di difficoltà o movimenti pericolosi, in modo che quando l’arrampicatore approda alla sosta alla fine del tiro si ritrova in debito di ossigeno e con una scorta di adrenalina non necessaria. Il debito di ossigeno si manifesta nei muscoli sotto forma di acido lattico, un vero veleno cellulare, che potrebbe anche essere quello che provoca visioni mentali. L’attività visionaria può essere indotta sperimentalmente somministrando CO2, e questo fenomeno potrebbe spiegare il ruolo del canto in ipoventilazione nelle chiese medioevali così come del controllo della respirazione nelle religioni orientali. L’adrenalina, trasportata dalla circolazione sanguigna in tutto il corpo, è un prodotto instabile se non utilizzato, e presto comincia a decomporsi formando altre sostanze chimiche, la cui struttura ricorda da vicino alcune droghe psichedeliche, che potrebbero aiutare a mettere in luce il meccanismo di azione di questi agenti di espansione mentale. Vediamo che l’attività fisica di arrampicare accoppiata con l’ansia, produce dei cambiamenti chimici nel corpo che sono prodepeutici all’esperienza visionaria. C’è un altro fattore con azione a lungo termine che potrebbe cominciare a rivelarsi nel racconto di Chouinard: l’alimentazione. Sia il semplice digiuno sia la carenza di vitamine tendono a preparare il corpo, apparentemente indebolendolo, all’esperienza visionaria. Questa insufficienza vitaminica provoca un basso livello di acido nicotinico, una delle vitamine del complesso B e noto agente antipsicotico: quindi anche questo fattore alimenterebbe l’esperienza visionaria. Chouinard accenna più volte nel suo racconto alle razioni alimentari ridotte. Per un ulteriore disamina dei meccanismi fisiologici che conducono allo stato visionario, ci sono due saggi di Aldous Huxley: “Le porte della percezione” e “Paradiso e inferno”. »
Ecco qualche breve stralcio di questi due saggi, in cui Huxley tende a dimostrare che la funzione del cervello è quella di valvola riduttrice delle esperienze che l'organo ritiene inutili alla sopravvivenza dell'individuo; il cervello infatti elide normalmente una serie di informazioni che vengono invece a galla se e quando alcune funzioni cerebrali sono inibilite da uno stato di coscienza alterato.
Aldous Huxley è uno scrittore inglese vissuto nella prima metà del secolo scorso; conosciuto universalmente per il suo romanzo più famoso, "Il Mondo Nuovo", ha inoltre pubblicato saggi, racconti brevi, poesie e racconti di viaggio. Oltre alla laurea in letteratura, conseguì anche quella in Scienze Biologiche; Huxley era un umanista e pacifista, ma è stato anche interessato a temi spirituali come la parapsicologia e il misticismo filosofico. Fece uso di sostanze allucinogene e ne studiò gli effetti.
In particolare fu colpito dalla grande somiglianza, nella composizione chimica, tra mescalina e adrenalina. L'adenocromo, che è un prodotto della decomposizione dell'adrenalina, può produrre molti dei sintomi osservati nell'intossicazione da mescalina. Ma l'adrenocromo probabilmente si forma spontaneamente nel corpo umano. In altri termini, ciascuno di noi può essere capace di fabbricare minute dosi chimiche di ciò che si ritiene provochi profondi cambiamenti nella coscienza. Così scrive ne "Le Porte della Percezione":
« Nella primavera del 1953 accettai, anzi ero impaziente, di fare da cavia. Così avvenne che, in un luminoso mattino di maggio, ingoiai i quattro decimi di un grammo di mescalina sciolta in mezzo bicchiere d'acqua e sedetti ad attendere le conseguenze. Noi viviamo insieme, agiamo e reagiamo gli uni agli altri; ma sempre, in tutte le circostanze, siamo soli. Sensazioni, sentimenti, intuiti, fantasie, tutte queste cose sono personali e, se non per simboli e di seconda mano, incomunicabili.
Mezz'ora dopo aver ingoiato la droga divenni consapevole di una lenta danza di luci dorate. Un po' più tardi vi furono sontuose superfici rosse che ondeggiarono e si distesero da nodi brillanti di energia vibranti di vita ricopiata, continuamente mutevole. Poi i miei occhi chiusi rivelarono un complesso di strutture grigie, entro le quali pallide sfere bluastre emersero in una intensa solidità e, una volta emerse, scivolarono silenziosamente in alto, fuori della vista. Mai però vi furono facce o forme di uomini o di animali. Non vidi paesaggi, né distese immense, né apparizioni magiche e metamorfosi di edifici, niente che somigliasse lontanamente a un dramma o a una favola.
Il cervello è fornito di una serie di sistemi di enzimi che servono a coordinarne il lavoro. Alcuni di questi enzimi regolano la fornitura di glucosio alle cellule del cervello. La mescalina inibisce la produzione di questi enzimi e così diminuisce l'ammontare di glucosio disponibile a un organo che ha continuo bisogno di zucchero. Che cosa succede quando la mescalina riduce la normale razione di zucchero del cervello? Ciò che accade nella maggioranza dei pochi che hanno preso la mescalina sotto controllo può essere riassunto come segue.
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La capacità di ricordare e di “pensare direttamente” è poco, se pure lo è, ridotta.
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Le impressioni visive sono molto intensificate e l'occhio ritrova un po' dell'innocenza di percezione dell'infanzia. L'interesse per lo spazio è diminuito e l'interesse per il tempo cala quasi a zero.
- Sebbene l'intelletto rimanga inalterato e sebbene la percezione sia enormemente migliorata, la volontà subisce un profondo cambiamento in peggio. Il consumatore di mescalina non vede ragione di fare niente in particolare e trova la maggior parte delle cause per le quali, in tempi normali, egli era pronto ad agire e a soffrire, profondamente prive di interesse.
Quando il cervello lavora a zucchero ridotto, l'Io denutrito si indebolisce, non si può preoccupare di intraprendere le azioni necessarie, e perde tutto l'interesse in quei rapporti di spazio e di tempo che significano tanto per un organismo soggetto a mantenersi nel mondo.
Il bisogno di trascendere la personalità cosciente dell'Io, come ho detto, è un'inclinazione principale dell'anima. Quando, per una qualunque ragione, gli uomini e le donne mancano di trascendere se stessi con l'adorazione, le opere buone e gli esercizi spirituali, sono infatti a ricorrere ai surrogati chimici della religione: alcol e “pillole della felicità” nell'Occidente moderno, alcol e oppio in Oriente, hashish nel mondo maomettano, alcol e marijuana nell'America Centrale, alcol e coca nelle Ande, alcol e barbiturici nelle più aggiornate regioni del Sudamerica. Essere sospinti fuori delle linee dell'ordinaria percezione, ricevere, per qualche ora al di là del tempo, la manifestazione del mondo esterno e di quello interno, non come essi appaiono all'animale ossessionato dalle parole e dalle nozioni, ma come essi sono captati, direttamente e incondizionatamente, dall'Intelletto in Genere: questa è un'esperienza di valore inestimabile per chiunque, specie per l'intellettuale.
Dobbiamo imparare come trattare efficacemente le parole; nello stesso tempo però dobbiamo preservare e, se necessario, intensificare la nostra capacità di guardare il mondo direttamente e non per il tramite mezzo opaco dei concetti, che deformano ogni dato fatto nell'apparenza fin troppo familiare di qualche etichetta generica o di qualche astrazione esplicativa.
Ma l'uomo che ritorna dalla Breccia nel Muro non sarà mai proprio lo stesso dell'uomo che era andato: sarà più saggio ma meno presuntuoso, più felice ma meno soddisfatto di sé, più umile nel riconoscere la sua ignoranza eppure meglio attrezzato per capire il rapporto tra parole e cose, tra ragionamento sistematico e Mistero insondabile che egli cerca, sempre invano, di comprendere. »
In "Paradiso e Inferno" Huxley scrive:
« Circa gli effetti psicologici della mescalina sappiamo poco. Probabilmente (perché non ne siamo ancora sicuri) essa interferisce nel sistema degli enzimi che regola la funzione cerebrale. Così facendo diminuisce l'efficienza del cervello come strumento di messa a fuoco della mente sui problemi della vita sulla superficie del nostro pianeta. Sembra che questa diminuzione di ciò che può chiamarsi l'efficienza biologica del cervello permetta l'ingresso nella coscienza ad alcune categorie di avvenimenti mentali che normalmente sono escluse, in quanto non posseggono valore di sopravvivenza. Simili intrusioni di materiale biologicamente inutile, ma esteticamente e qualche volta spiritualmente degno, possono verificarsi in conseguenza di malattia o stanchezza; oppure possono procurare dal digiuno, o da un periodo di confinamento in luogo oscuro e di completo silenzio.
Altri due mezzi che aiutano meno efficacemente l'esperienza visionaria meritano di essere ricordati: l'anidride carbonica e la lampada stroboscopica. Un miscuglio (assolutamente innocuo) composto di sette parti di ossigeno e tre di anidride carbonica produce, in coloro che lo inalano, alcuni cambiamenti fisici e psicologici, che sono stati esaurientemente descritti da Meduna. »
Un altro esempio (oltre a quelli citati nell'articolo "The climber as visionary") di come le conclusioni di Huxley, declinate da Robinson nel contesto dell'arrampicata, si possano effettivamente concretizzare? Ecco un breve stralcio del capitolo che Reinhard Karl dedica alla ripetizione di "Son of Heart", una difficile big wall sul Capitan:
(da Yosemite, di Reinhard Karl)
« La roccia trascolora lentamente passando dal bruno dorato all'arancio, poi diventerà rosso fuoco, solo per pochi attimi, perché all'est la notte ha già raggiunto il cielo. L'ultima energia del giorno è visibile all'ovest sopra le montagne. E` un cielo come dipinto ad olio... colori pieni, luce californiana. È strano, di solito non si è particolarmente sensibili a fatti secondari come un tramonto. Ma quassù è tutto diverso, qui si provano sensazioni più forti. Questo tramonto è come la morte di una giornata, una giornata in cui siamo sopravvissuti, nonostante l'ottuso piantar chiodi o forse proprio per quello, una giornata che resta impressa nella memoria.
È il terzo giorno in Son of Heart. La paura, per quanta possa risultare grave se incontrollata, ci rende più ricettivi, più sensibili, approfondisce tutte le sensazioni, le rende più severe, dà una percezione di vita più intensa e rende tutto più importante.
[...]
Son of Heart è stato per me un viaggio verso un paese sconosciuto, verso nuovi orizzonti della mia psiche. Non avrei mai creduto di avere ancora tanta fiducia in me stesso dopo tanta paura e tanto scoraggiamento. A tutt'oggi i singoli avvenimenti di quel viaggio sono così impressi nella mia memoria, che potrei toglierli come diapositive da un raccoglitore e farli diventare trasparenti. Durante questo viaggio di arrampicata non ho guardato molto il paesaggio, ma l'impresa ha illuminato la mia oscurità interiore e mi ha chiarito un poco del mistero di me stesso. »
Reinhard Karl (Yosemite, 1986 - Son of Heart)
Rimanendo più vicino a casa, Marco Anghileri scrive così nel racconto della sua prima solitaria invernale della via dei Bellunesi allo Spiz di Lagunaz (http://www.planetmountain.com/News/shownews1.lasso?l=1&keyid=39332):
Due tiri saliti e vissuti credo nel miglior modo che potessi desiderare, e sarà forse per questo che li ricordo veramente belli e di gran soddisfazione. Due tiri nei quali ho trovato quella fantastica dimensione e condizione che mi piace trovare e vado a ricercare quando son in giro da solo a scalare. Dove il tempo che trascorre non ha più “il suo tempo”, dove lo spazio intorno a me non è più “uno spazio”, dove quando salgo non sto “semplicemente salendo”, dove quello che sto facendo non è “solo un fare” ma, per me, è il giusto fare, è esattamente ciò che ritengo assolutamente ed unicamente “giusto”… dove tutto ha una sua logica cristallina, dove ogni singolo movimento è il movimento più idoneo per la mia persona in quella situazione… e dove tutto ciò mi fa sentire ogni qual volta fiducioso di me stesso e forse anche un po’ al di sopra delle difficoltà che sto incontrando!
Se vogliamo parlare di percezioni non ordinarie nel contesto dell'arrampicata è gioco forza citare un altro personaggio, che ha dato ispirazione ad un'intera generazione di climber: Carlos Castaneda.
I registri per l'immigrazione relativamente a Carlos Cesar Arana Castaneda indicano che egli nacque il 25 dicembre 1925 (tuttavia nelle "conversazioni con Carlos Castaneda" di Carmina Fort si afferma che l'anno fosse il 1935) a Cajamarca in Perú.
Nei primi anni ‘60, studente di antropologia, si recò in Messico per effettuare una ricerca universitaria sull’uso di piante allucinogene nelle pratiche rituali sciamaniche. Erano gli anni di Timothy Leary, il «profeta» dell’acido lisergico. Il «caso» volle che si imbattesse proprio in don Juan Matus, uno dei depositari di una tradizione antichissima, tramandata da secoli, che lo individò come possessore della configurazione energetica del "nagual" e lo prese sotto la sua protezione per trasferirgli le sue conoscenze sciamaniche.
Egli usò il termine nagual per descrivere quella parte della percezione che appartiene alla sfera del "non conosciuto" e ancora non conoscibile dall'uomo, così sottointendendo che don Juan Matus fosse l'elemento di connessione con il "non conosciuto" (a cui spesso Castaneda fa riferimento come "realtà non ordinaria").
Castaneda tenne un diario delle proprie esperienze, che declinò in vari libri: i primi tre "A scuola dallo stregone, una via Yaqui alla Conoscenza", "Una realtà separata" e "Viaggio a Ixtlan" furono scritti mentre Castaneda era ancora uno studente all'università.
Con il suo primo libro "Gli insegnamenti di Don Juan: una via Yaqui alla Conoscenza" del 1968 Castaneda iniziò la sua carriera di scrittore con il proposito di descrivere il suo percorso di iniziazione allo Sciamanesimo mesoamericano. In esso e in "Una realtà separata" Castaneda descrive come la Via Yaqui per la conoscenza richieda l'uso di potenti piante indigene, come il Peyote e la Datura (erba del diavolo). Nel suo terzo libro, Viaggio ad Ixtlan, ribalta però la sua enfasi sul potere delle piante. Egli afferma che Don Juan le ha usate su di lui per dimostrare che le esperienze fuori dalla vita conosciuta e ordinaria, sono reali e tangibili, ma non sarebbero state necessarie se la sua mente fosse stata più fluida.
I suoi 12 libri hanno venduto più di 8 milioni di copie in 17 lingue.
Fu inizialmente acclamato per il lavoro descritto nei primi libri, prima che iniziasse contro di lui una critica più accesa. Coloro che credono in Castaneda affermano tali libri sono veri o quanto meno sono apprezzabili lavori filosofici e descrittivi di pratiche idonee a sviluppare la consapevolezza. Gli accademici e la critica dal canto loro affermano che i libri sono meri romanzi, pieni di contraddizioni e discrepanze con le conoscenze antropologiche attuali e prive di alcun elemento di prova.
Nel marzo del 1973 Castaneda fu oggetto dell'articolo di copertina del Time. L'articolo lo descriva come "an enigma wrapped in a mystery wrapped in a tortilla". Da quella data e fino al 1990 Castaneda si sottrasse all'attenzione pubblica.
Castaneda morì il 27 aprile 1998 a Los Angeles a causa delle complicazioni derivanti da un cancro.
Tutta l’organizzazione dell’insegnamento di don Juan si basava sull’idea che l’uomo ha due tipi di consapevolezza. Li chiamava lato destro e lato sinistro e di conseguenza differenziava i propri insegnamenti in lezioni per il lato destro e lezioni per il lato sinistro. Descriveva il primo come lo stato normale per tutti noi, ovvero lo stato di consapevolezza necessario nella vita di ogni giorno. Diceva che il secondo stava per tutto quanto non era normale, il lato misterioso dell’uomo, lo stato di consapevolezza necessario a esercitare la funzione di sciamano o veggente.
Ecco uno dei passi più significativi dell'opera, in cui don Juan indica a Castaneda come riconoscere e seguire la via:
« Tutto è solo una strada tra tantissime possibili. Devi sempre tenere a mente che una strada è solo una strada; se senti che non dovresti seguirla, non devi restare con essa a nessuna condizione. Per raggiungere una chiarezza del genere devi condurre una vita disciplinata. Solo allora saprai che qualsiasi strada è solo una strada e che non c'è nessun affronto, a sé stessi o agli altri, nel lasciarla andare se questo è ciò che il tuo cuore ti dice di fare. Ma il tuo desiderio di insistere sulla strada o di abbandonarla deve essere libero dalla paura o dall'ambizione.
[...]
Ti avverto. Guarda ogni strada attentamente e deliberatamente. Mettila alla prova tutte le volte che lo ritieni necessario. Quindi poni a te stesso, e a te stesso soltanto, una domanda. Questa è una domanda posta solo da un uomo molto vecchio. Il mio benefattore me l'ha detta una volta quando ero giovane, e il mio sangue era troppo vigoroso perché la comprendessi. Ora la comprendo. Ti dirò che cosa è:
[...]
Questa strada ha un cuore? Tutte le strade sono uguali; non portano da alcuna parte. Sono strade che passano attraverso la boscaglia o che vanno nella boscaglia. Nella mia vita posso dire di aver percorso strade lunghe, molto lunghe, ma io non sono da nessuna parte. La domanda del mio benefattore ha adesso un significato.
[...]
Questa strada ha un cuore? Se lo ha la strada è buona. Se non lo ha non serve a niente. Entrambe le strade non portano da alcuna parte, ma una ha un cuore e l'altra no. Una porta un viaggio lieto; finché la segui sei una sola cosa con essa. L'altra ti farà maledire la tua vita. Una ti rende forte; l'altra ti indebolisce. »
(da Gli insegnamenti di Don Juan: una via Yaqui alla Conoscenza)
Gli scritti di Castaneda ebbero grande effetto sulla generazione di climber che negli anni '70 dette inizio ad un modo di intendere scalata e vita decisamente nuovo e di rottura rispetto al passato: le teorie espresse libri si adattavano perfettamente a chi - attraverso l'arrampicata clean e free - cercava di affrontare la realtà scrollandosi di dosso schemi mentali consolidati, pregiudizi e consuetudini.
Arrampicare poteva essere la strada indicata da don Juan per trovare e realizzare sé stessi, la chiave per penetrare sotto la crosta ordinaria della realtà ed accedere al lato oscuro, misterioso e nascosto. L'uso di droghe non poteva che favorire questa ricerca.
Diverse vie storiche portano nomi derivati dai libri di Castaneda, su tutte la mitica Separate Reality. E per alcuni degli arrampicatori di questi anni deve essere stato facile identificarsi nella figura del guerriero, ricorrente negli scritti di Castaneda:
« Un guerriero non si cura delle proprie paure. Pensa invece al prodigio di vedere il flusso di energia. Il resto non conta. »
« Un guerriero deve sapere prima di tutto che le sue azioni sono inutili e nonostante ciò deve procedere come se lo ignorasse. Questa è la follia controllata. »
« Un guerriero vive agendo, non pensando di agire, e neppure pensando a quello che penserà quando avrà finito di agire. »
« Non c' è alcun vuoto nella vita di un guerriero. Tutto è pieno fino all' orlo. Tutto è pieno fino all' orlo, e tutto è uguale. »
« Quando un uomo intraprende la via del guerriero diventa gradatamente consapevole di essersi lasciato per sempre alle spalle la vita ordinaria. Ciò significa che la realtà ordinaria non può più proteggerlo e che per sopravvivere dovrà adottare un nuovo modo di vita. »
Gli scritti di Castaneda hanno lasciato una scia di suggestioni che tuttora alimenta il mondo dell'arrampicata. Ad esempio, nel 2008 Bertrand Lemaire e Roberto Rosica aprono sul secondo pilastro di Intermesoli (Gran Sasso) L’erba del Diavolo. L'erba del diavolo è una delle droghe che don Juan somministra a Castaneda durante il suo apprendistato.
È forse la via più dura della parete ma gli apritori non danno una valutazione delle difficoltà, o meglio la classificano:
No grade.
Sul terzo tiro - per esempio - ci sono due chiodi e tre spit, dopo il terzo spit parte un viaggio, come definirlo; hai presente "L'herbe du diable et la petite fumée" di Castaneda, tipo questo.
Una ventina di metri fino alla sosta, con una clessidra psicologica in mezzo. Guarda caso sull'ultimo spit mi sono riposato un bel pò.
Grado Castaneda?
Le sensazioni che uno prova non si possono gradare (sabato ho varcato la soglia, ho fatto quel movimento in più dopo il quale non si torna indietro; ma quel gesto non ha nessun valore, se non per me; e quella sensazione su quel passaggio non è ripetibile, nemeno per me; perchè ora so che si passa). L'herbe du diable la può fumare chiunque su qualunque via. Probabilmente molti pensano che fumare l'herbe du diable sia completamente stupido, e forse hanno ragione. Io non so che senso ha, perciò mi limito a dire: sabato ho fumato.
Quando dico ho fumato, comunico: a quelli che mi conoscono, comunico che ho perso ogni punto di riferimento, che ho preso il largo, non so dirlo in un altro modo.
(Bert su Fuorivia)
(da qualche parte sul Gran Sasso - foto di Buzz, da Fuorivia)
E ancora a proposito delle realtà separate, ecco un'altra nota di Bertrand a proposito di una discesa estrema in snowboard.
Bivio.
Forse questa giornata è soltanto un pretesto: quel bivio lo riconosco, è sempre lo stesso, vorrei capire perché mi attira così tanto. Se varco la soglia, in un attimo cambierà tutto: dimenticherò il rischio, non avrò più paura, sarò soffocato dall’adrenalina (cosi dicono i medici), comincerò a sopravvivere; è una sensazione bellissima — mentirei se dicessi il contrario —, uno stato di euforia in cui viene fuori qualcosa di primordiale, di animale; uno stato che conosco bene. Non c’e niente di eroico là dentro, è solo questione di istinto, quello di conservazione contro quell’altro, che ti spinge sempre più in là. Basta un movimento, un lancetto di trenta centimetri su quell’appiglio che sembra buono, e non potrò più tornare indietro, il cervello sarà come spento, e farò quello che so fare da più di 35 anni: scalare. Fuggire. Sono qui perchè voglio smettere, perchè ho preso troppo spesso quella droga in questi ultimi anni, perchè so che un giorno o l’altro mi farò male sul serio.
(Bert, il racconto completo su Fuorivia e su livellozero)
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Fonti:
http://stefanofiorucci.blogspot.com/2010/02/aldous-huxley-le-porte-della-percezione.html
http://www.carloscastaneda.it/
http://it.wikipedia.org/wiki/Carlos_Castaneda
http://www.summitpost.org/gran-sasso-d-italia/357378
http://www.fuorivia.com/forum/viewtopic.php?f=6&t=77&start=1260
http://www.fuorivia.com/forum/viewtopic.php?f=25&t=11219
bello e interessante.
Scritto da: gabriele | 09/09/2011 a 03:13 m.