Prima o poi il momento doveva arrivare.
Il momento di parlare di Yosemite, dico: uno dei luoghi più mitici per l'arrampicata.
Da molti definito la culla dell'arrampicata moderna, senza dubbio è un luogo da cui proviene molto del modo di andare per rocce di oggi.
Ve lo faccio presentare da Reinhard Karl, che nel suo ormai introvabile "Yosemite" (edizione italiana Dall'Oglio, 1986) racconta della scoperta di questo luogo meraviglioso e magico, così diverso - nell'aspetto e nelle abitudini dei suoi abitanti - da tutto ciò che c'era in Europa.
Testo e foto tratti da "Yosemite", di Reinhard Karl
II mattino dopo vedo finalmente la montagna dei miei sogni, El Capitan, giallo dorato, gigantesco, semplicemente bello. Che colori! Siamo seduti sulle sponde del Merced River, i piedi nell'acqua, e facciamo colazione. Enormi sequoie, verdi e vive oppure scheletri carbonizzati dai fulmini, si ergono verso l'alto. Poi c'e solo il cielo azzurro e l'infinito della parete di granito dorato. Se questa è oro, allora ogni arrampicatore è un re.
The Nose, questo magnifico pilastro alto mille metri, divide la montagna in una parete sud-ovest e una parete sud-est, simili alle due ali di un enorme animale preistorico.
C'è un detto secondo il quale si vede solo quello che si conosce. Applicato al Capitan, è senz'altro giusto. Uno dei turisti normali, uno dei tre milioni di turisti che ogni anno si fermano qui accanto sulla strada, ha già in testa una sua visione prima di mettersi a guardare, magari quella di una delle famose fotografie di Ansel Adams. Poi tira fuori la macchina fotografica e guarda attraverso l'obbiettivo. La maggior parte della gente non guarda più con gli occhi, ma solo attraverso il rettangolo dell'obbiettivo. «Klick» è il segnale acustico che indica «questo mi appartiene»; con questo «klick» si può possedere tutto. La macchina fotografica è il simbolo del materialismo. Se comperi Kodak, puoi avere tutto ciò che vuoi al mondo. Possedere tutto, portar via tutto è diventata una mania. A casa poi arrivano delle fotografie dal laboratorio di sviluppo, con le quali si possiede ciò che si è visto. Forse anche come arrampicatore non si guarda con minori riserve. Si pone l'ingranditore mentale tra l'occhio e la parete, e si vedono solo ancora fessure, posti da bivacco, percorso della via, e forse si ha paura perché in fin dei conti bisognerebbe salire proprio di là.
Sorge il sole al Camp IV.
Natura morta al Camp IV. Le scatolette di birra vuote fruttano 5 cents al pezzo.
Andiamo in automobile al Sunny Side Walk In Camp, il leggendario Camp IV,
l'attendamento degli arrampicatori. Presso la casetta dei ranger bisogna annunciarsi per iscritto e si riceve l'assegnazione di un posto. In ogni Camp Site, munito di numerazione, possono stare sei tende e c'è un luogo per accendere il fuoco in ogni Camp. «Quanto tempo volete fermarvi?» - Tre settimane - «Fa 50 cent per notte, quindi 3 dollari e 15 cent per settimana». In fondo costa poco.
Trasciniamo tutto il nostro equipaggiamento dal parcheggio al Camp Site, situato sotto gli alberi. Sabbia, polvere, aghi e foglie morte, nemmeno una piantina verde. Dusty Camp! Tavoli di legno sporchi sotto gli alberi, massi di roccia polverosi, sporcizia! «Living with the dirt!». Questa espressione di un arrampicatore caratterizza bene le sensazioni che si provano nel Camp IV: essere uni con la sporcizia.
Camp IV è una piccola tendopoli, sudiciotta, costituita da centinaia di tende. Di giorno si puo resistere solo all'ombra degli alberi, perché il sole è di un caldo cocente. «Hi man, my name is Tom». «I'm Reinhard from Germany, nice to meet you». E' facile avere contatti con gli arrampicatori e ognuno si saluta con un sorriso gentile. Se si ha bisogno di qualcosa, la si può chiedere in prestito senza farsi scrupolo, dal fornello al cibo fino all'attrezzatura da scalata, chiodi e moschettoni, e informazioni. Qui il vicino sembra essere ancora un amico. Amici sono anche gli squirrel, gli scoiattoli, e i blue jay, uccelli che si comportano come i passeri ma con un bellissimo piumaggio azzurro. Solo i racoon, gli orsi lavatori, possono disturbare il riposo notturno. Una famiglia di orsi lavatori è in grado di terrorizzare tutta la tendopoli quando di notte si aggira in cerca di cibo, tasta i tavoli sporchi, lecca i pentolini non lavati e si butta su tutti i viveri che non sono stati sospesi con cordini agli alberi come vogliono le prescrizioni. Soprattutto con luna piena è facile trascorrere notti insonni, quando questi animali ululano alla luna. Gli orsi bruni, i soli animali veramente pericolosi per l'uomo, scendono solo raramente dalla High Sierra. Ma nel tardo autunno, quando lassù incomincia a far freddo, uno dei quattrocento orsi bruni del parco nazionale ogni tanto va a finire nel Camp. Allora succede il finimondo, se un ladro di cibo che pesa duecento chili entra nella tendopoli e si siede al tavolo con gli sprovveduti arrampicatori.
Una specialità dell'orso bruno è quella di scassinare le automobili, rompere i finestrini e spazzare cioccolata, carne in scatola e pane e burro! Prima del letargo gli va bene di tutto. Orsi scassinatori di automobili sono una specialità dello Yosemite, perché altrove questa comportamento degli orsi non è mai state osservato. Quando un orso bruno appare nella Valley, i ranger gli mettono immediatamente una trappola nella quale casca subito a causa del suo odorato finissimo. Lo narcotizzano con un'iniezione, lo riportano su nella High Sierra e lo liberano di nuovo. Un altro tipo di «animali selvatici» che i ranger non amano molto, che anzi in Yosemite non ama nessuno, è quello degli arrampicatori. Ci sono valide ragioni storiche per questo fatto. Negli Stati Uniti un parco nazionale è come uno stato nello stato, con leggi speciali, secondo cui la natura deve essere mantenuta il più possibile allo stato originario. Il modo più semplice per attuarlo sarebbe quello di non lasciare entrare nessuno: e invece purtroppo la gente c'è.
Chi non ha fa tenda, dorme nell'amaca.
Nel solo parco dello Yosemite ci sono tre milioni di visitatori all'anno. La maggior parte di loro si concentra sul fondovalle relativamente ristretto. Queste masse devono essere sorvegliate da protettori della natura con funzione di poliziotti, in «Smoky Bear Uniform» con rivoltella e radio ricetrasmittenti.
Hanno perfino una prigione speciale e in ogni caso la ferma volontà di mantenere l'ordine in uno dei luoghi piu belli di «God's Own Country». Normalmente tutto ciò funziona abbastanza bene. Solo durante le vacanze estive ci sono ogni tanto problemi per il sovraffollamento, qualche volta anche per lo smog delle molte automobili che seguono il circuito delle strade passanti accanto alle bellezze naturali. Allora il parco nazionale viene chiuso, oppure si riceve un permesso per attendarsi solo pochi giorni. Finora l'espressione «parco nazionale» è apparsa solo collegata con la natura. Ma esiste un collegamento quasi ancora più importante che si chiama affare, una parola che veramente dovrebbe essere nemica della natura. Il diritto di fare affari qui, nel paese di Dio, lo ricevette dallo Stato la «Curry Company», filiale di un consorzio che ha una cifra d'affari di milioni di dollari negli Stati Uniti. Alla «Curry Company» appartengono tutte le installazioni commerciali della Yosemite Valley.
Bouldering al pomeriggio: una tipica scena da Camp IV.
L'arrampicata nello Yosemite incomincia nella seconda metà degli Anni Quaranta. All'inizio gli arrampicatori erano persone che lavoravano normalmente e che, durante i fine settimana e le vacanze, sfuggivano alloro spleen con l'arrampicata. Erano una manciata di matti che non venivano notati. Più tardi inizia la peste per la «Curry Company» avida di profitto e per i ranger amanti dell'ordine.
Perché si delinearono due tipi di arrampicatori, quelli che lavoravano normalmente e quelli che volevano arrampicare sei mesi all'anno. Invece di un diploma universitario, molti giovani inseguivano la libertà, l'essere uno con la natura, con l'oscura filosofia della droga di Carlos Castaneda. Volevano trovare se
stessi nella natura e fare la sola cosa che per loro avesse significato nella vita, cioè arrampicare. II futuro non era più costituito da una carriera in qualche ottuso ufficio senza uccelli, senza animali, senza alberi giganteschi e senza cielo azzurro. No, il futuro era il giorno dopo, con centinaia di rocce che nessuno aveva ancora scalato, in attesa di arrampicatori che avessero l'occhio e il tempo per queste cose. Questi drop out, questi contestatori, ruppero radicalmente i ponti da un giorno all'altro con la sindrome dell'automobile e con tutto ciò che vi era collegato, con la scala di valori dei loro genitori e con l'anonima pressione sociale, con un guadagno regolare e diritto alla pensione. Non volevano diventare un Plastic People, volevano crearsi la propria vita, nella natura, arrampicare senza molti soldi, con qualche lavoro occasionale e con la marihuana. Una vita spartana con centro spirituale in Camp IV!
Vivere sei mesi nelle tende, arrangiandosi, rubando nei negozi e inventando piccoli sotterfugi.
Camp IV. Ritratto di uno dei residenti abituali.
Sfogavano sui turisti tutta la loro frustrazione nei riguardi della società. Loro, gli arrampicatori, erano qualcosa di speciale, e gli altri, quelli che rappresentavano la società, facevano loro notare che erano degli indesiderati. Secondo i dirigenti, gli arrampicatori conferivano al parco, che avrebbe dovuto essere una Disneyland della natura, un aspetto sudiciotto. Turisti, che lavorano duramente tutto l'anno, non vogliono vedere freak o drogati, nemmeno se arrampicano benissimo. I turisti vogliono vedere il mondo a posto, anche se un mondo così non esiste da nessuna parte.
Ma la peste si diffuse. Ogni anna arrivarono più contestatori, che volevano creare il loro regno sulla roccia. Negli Anni Sessanta Camp IV divenne un centro hippy. Poi, un giorno ci fu una specie di razzia e gli hippies vennero buttati fuori dal parco. Però gli arrampicatori rimasero.
Sempre più persone si interessavano negli Stati Uniti all'arrampicata e i padroni del parco dovevano arrangiarsi con loro. Arrampicare divenne uno sport della natura come quello della tavola a vela o del deltaplano. Il movimento outdoor, l'escursionismo e il backpacking divennero movimenti di massa con grandi implicazioni economiche. Agli arrampicatori venne assegnato un posto libero, dal nuovo nome di Sunny Side Walk In Camp, che sostituiva quello vecchio di Camp IV, ora chiamato anche Rescue Camp Ground. E subito gli arrampicatori dovettero mettere a disposizione la loro abilità nella scalata per il soccorso alpino, al prezzo di 10 dollari l'ora. Nel 1961 la stessa Curry Company fondò una scuola di arrampicata, la Yosemite Rock Climbing School, con il motto «Go climb a rock! ». Lo sport dei pazzi poteva ormai stare in società. Tuttavia, quando oggi si dice «I'm a climber», si gode sempre ancora di una pessima considerazione, che viene subito dopo quella di shop lifter, drugetic, lazy bun e freak.
Presso il Rescue Camp ci sono sbarre e parallele affrancate agli alberi con corde, ci sono in giro pesi, una catena e tesa fra due alberi. Questo è il Trainingcenter! Camminare sulla catena, trazioni alle sbarre, flessioni alle parallele, trazioni su listelli per le dita, sollevamenti, pullup, bardip.
Ci sono infinite possibilità per l'allenamento della forza: trazioni su un braccio solo, trazioni su ogni singolo dito. Contrariamente al denaro, la forza in Yosemite non è mai abbastanza. Il Work Out Center è diventato una specie di centro di comunicazione. Si fanno gli esercizi, il cosiddetto powerwork, insieme, e poi si va ad arrampicare sui blocchi che si trovano sparsi nella foresta e che offrono numerose brevi arrampicate di ogni grado di difficoltà. Il momento migliore per quest'attività è il tardo pomeriggio, quando non fa più tanto caldo.
E' interessante osservare arrampicatori che hanno l'aspetto distrutto, che paiono inabili per qualunque lavoro e per qualunque pensiero impegnativo. C'e qualcosa che tiene in regola la loro vita altrimenti sregolata: la sbarra per le trazioni. Alcuni, come John Bachar, Ron Kauk, John Jablonski o Dale Bard, anche se in un giorno non fanno proprio niente, non tralasciano mai le loro cento trazioni e i loro cento bardip, per acquistare l'aspetto e la forza di Tarzan, perfino dopo una notte di droga quando hanno gli occhi rossi come il tramonto.
Allenamento al Camp IV: duro lavoro su uno degli «strumenti di tortura ».
Nei tardi Anni Settanta gli Easy Riders rovesciarono l'ondata della droga sopra l'America. Essere liberi non bastava più, la meta divenne la dilatazione della coscienza. L'arrampicata e la natura erano invero belle, mediavano buone sensazioni, però forse non abbastanza eccitanti. Queste sensazioni nuove, sconosciute, procurate dalla droga, questo viaggio verso un mondo diverso, nuovo o più interessante, verso la pace o verso lo sguardo nell'abisso - a seconda dei desideri di ognuno - , questo trip è entrato anche sulla scena degli arrampicatori. I nomi di parecchie vie sono una dedica alla sostanza che può far progredire e che può distruggere: Magic Mushroom, Mescalito, Cocain Corner. Raggiungere la sensazione di sentirsi high è sempre stato un desiderio e una meta. Per molti, l'arrampicata stessa è una droga, ma una droga che procura un natural high.
Il volersi sentire uno con se stessi e con il mondo è un'illusione, che può venir raggiunta per alcuni momenti con l'aiuto di marihuana, cocaina, LSD o funghi allucinogeni. In nessun'altra parte del mondo esiste un tale miscuglio di sport ad alto livello e di dilatazione della coscienza tramite le droghe e la creatività.
Ora potrebbe quasi sembrare che Sunny Side Walk In Camp sia la Sodoma e Gomorra dell'arrampicata. Non è vero. Il Camp è un luogo per arrampicatori, per arrampicatori che mostrano vari modi con cui si può vivere nella società, che qualche volta si situano ai margini della società stessa. Ma ciò che unisce
fondamentalmente tutte queste persone, è la volonta di gestire la propria vita. Questo modo di vivere non si può certamente definire normale; ma ognuno in fondo non desidera questo non-normale?
Anche lo sport di punta distrugge i suoi figli . Il livello dell'arrampicata è salito talmente, da permettere solo a un atleta della roccia che vive disciplinato e allenato la partecipazione alla gara «chi è il miglior arrampicatore del mondo?».
Yoga e ginnastica procurano scioltezza, mentre con il digiuno e la cultura indiana si raggiunge la distensione spirituale. Oggi alcuni arrampicatori vivono con una dose di allenamento paragonabile a quella di un ginnasta candidato alle Olimpiadi. Ma tutti sono dilettanti puri. A nessuno verrebbe l'idea di dare loro anche solo un dollaro per arrampicare. Vivere per alcune settimane nel Camp e arrampicare
soltanto è una cosa grandiosa. Al mattino si va nella casina dei gabinetti, ci si lava con acqua fredda e ci si puliscono i denti. Non ci sono docce calde, apparentemente gli arrampicatori possono rinunciarvi facilmente. Gli arrampicatori vogliono essere tutt'uno con la natura e forse il sapone disturba. La colazione consiste di caffè e uova, preparati sul fornello a benzina, e poi vengono i primi colloqui: «Cosa scaliamo oggi?». Uno sguardo al volume di schizzi schematici di George Meyer: dove, come, quanto difficile, quanto lungo e quanto bello?
Decidiamo di iniziare con il Glacier Point Apron, una placca di granito che i ghiacciai delle epoche glaciali hanno completamente levigato e che si innalza verso il Glacier Point. Lassù arriva anche una strada, che dopo 30 miglia conduce al famoso punto panoramico di fronte al Half Dome. Ma turisti e arrampicatori non s'incontrano. La maggior parte delle vie finisce già dopo cinque lunghezze di corda, la prosecuzione è senza interesse, troppo lunga, sporca, con vegetazione. Dopo cinque lunghezze non c'e la vetta, ma si scende in corda doppia. Nell'arrampicata su roccia americana non conta la vetta, ma la difficoltà e la bellezza, essenzialmente la scalata in sé stessa.
Attraversiamo la strada verso la Yosemite Lodge, un complesso di alberghi con piscina e noleggio di biciclette. Qui c'è anche una fermata dello Shuttle Bus, il mezzo di trasporto gratuito nella Valley, che viene ecologicamente azionato a propano. Qui si è realizzato il sogno della tariffa zero. Però nemmeno qui gli americani rinunciano alla propria automobile che inquina l'ambiente. E' interessante osservare come qui si scontrino due mondi, il sistema ecologico di trasporto dello Shuttle Bus e le Chevy, le Cadillac, i vecchi e arrugginiti Junk-Car, pazzesche costruzioni artigianali, pickup, roulottes, motociclette, veicoli a tre ruote ricavati da una motocicletta e un'automobile. Dietro ogni veicolo sembra esserci una filosofia di vita. Per un tedesco è triste vedere questa libertà nel costruire l'automobile secondo i propri sogni: il TUV non pensa solo alla sicurezza, ma uccide anche la fantasia.
In Yosemite tuttavia le valanghe di lamiera e la «Wild America» di John Muir non si scontrano che su poche strade. E le esigenze della civiltà, che sono necessarie per dedicarsi ai visitatori, sono disposte con intelligenza e inserite quasi nascoste nella natura. Ma se con questa fede si entra nello Yosemite Village, si rimane spaventati di quanto vi si può trovare: supermarket, ristorante di hamburger,
drogheria, garage, banca, parrucchiere, ospedale, negozio di articoli sportivi, negozio di ricordi. Gli altri due centri sono l'Ahwahnee Hotel e il Curry Village con il Mountain Shop che interessa l'arrampicatore, dove si può comperare qualunque tipo di attrezzatura per scalate ed escursioni.
Salgo di nuovo nello Shuttle Bus, al piano superiore aperto, e mi faccio un giro intero per vedere tutta la valle. Direttamente sopra il Village, come il pollice di Dio, sta il Lost Arrow, un ardito pinnacolo di granito. Upper Yosemite Fall attira sempre su di sé grande attenzione. Per quasi mille metri precipitano verso valle le enormi masse d'acqua che costituiscono la terza cascata in ordine di grandezza di tutto il mondo. Adesso in autunno la siccità ha lasciato solo una piccola colata d'acqua. La prima fermata del Bus e all'Ahwahnee Hotel, senza interesse per gli arrampicatori perche carissimo; solo le enormi porzioni di Banana Split che al pomeriggio vengono servite in giardino meritano una visita. L'albergo è bello dal punto di vista architettonico e venne costruito durante la crisi economica mondiale con fondi pubblici, con saloni degni di un palazzo e un giardino che sembra un parco, adiacente senza soluzione di continuità alla natura selvaggia. Proprio sopra l' albergo si ergono i giganteschi archi di granito delle Royal Arches: a destra sono delimitati dal pilastro roccioso della Washington Column, alto 500 metri e percorso da itinerari famosi. Direttamente sullo spigolo passa The Prow, un test di A4 per candidati a El Capitan. A destra dello spigolo, non così liscia e interrotta da alcune terrazze, c'è la parete est che un tempo si poteva salire solo con l'aiuto di chiodi. Oggi è diventata una via in libera, Astroman, difficoltà 5.11, con 12 lunghezze di corda: una delle più difficili fra le arrampicate lunghe. La rude verticalità della Washington Column è mitigata dalla soprastante cupola del North Dome, dalla forma emisferica perfetta. Lassù finisce la Valley, lassù iniziano le alture della High Sierra. Solo il Tenaya Canyon s'incide profondamente, segnato dalla parete meridionale del Mount Watkins. Il Bus si ferma al Mirror Lake, ai piedi della più bella montagna della valle, il Half Dome. E' una forma montuosa probabilmente unica al mondo, una cima dalle linee armoniose e dalla grandezza eccezionale. Tutto è disposto esattamente secondo una misteriosa legge dell'armonia. Se non è la più grande, è certo la più bella montagna dello Yosemite. Quando Dio creò la Valley, deve sicuramente aver pensato in modo particolare agli scalatori. E il Mirror Lake è un altro dei gioielli della valle: il suo specchio d'acqua è in grado di riflettere il Half Dome in tutta la sua grandezza, con l'atmosfera rossa del tramonto sull'acqua grigia quasi al limite con il kitsch. Ma nella natura non c'è kitsch.
La prossima fermata è Happy Isle, punto di partenza per molte escursioni o, come dicono gli americani, per il backpacking. Tuttavia escursionismo e backpacking non sono affatto la stessa cosa! Alla base del backpacking c'e un'idea particolare: la natura e il paesaggio senza l'intervento umano, e la wilderness.
Chi vuol vivere in questa spazio, deve imparare a muoversi senza lasciare tracce. A dire il vero esistono sentieri, ma questi sono anche l'unica traccia dell'uomo. Per gli americani la wilderness è quasi una cosa sacra, un regalo divino. Gli uomini sono degli intrusi, esseri tollerati. La chiave per il viaggio nella natura selvaggia si chiama zaino. Tutto quello che serve per un'escursione si porta nello zaino: tenda, sacco piuma, fornello, indumenti, viveri. Su nella Sierra non c'e niente, né rifugi né osterie, solo natura. Chi va nella wilderness, deve essere disposto ad adeguarvisi. Proprio il contrario di quello che avviene in Europa, sulle Alpi, dove ci sono rifugi che un tempo avevano il compito di offrire protezione all'uomo, mentre oggi offrono servizi aIberghieri.
Anche quando la Yosemite Valley è affollatissima, basta allontanarsi per un'ora di cammino e già si trova la pace più assoluta. Su nella High Sierra ci sono sentieri dove per 14 giorni non s'incontra anima viva.
Per la maggior parte delle persone la solitudine nella natura rappresenta piuttosto un peso e il modo più facile per discutere di avventura è sempre ancora quello di farlo in poltrona. Per certi backpacker questa idea della natura ha invece un carattere quasi pseudoreligioso e qualche volta si tratta di personalità
stravaganti. Forse le loro conoscenze delle piante e degli animali li fanno diventare dei vedenti in un paradiso che al cittadino appare solo come un deserto di pini.
Cammino attraverso i Meadows lungo il Merced River, passando accanto a enormi sequoie. I grilli cantano, la brezza di valle rinfresca perché fa un caldo afoso. II Sentinel Rock sorveglia il versante sinistro della valle come un castello dell'Alto Adige. Dietro si alzano in ombra le pareti nord dei tre Cathedral Rocks, dominate ancora dai Cathedral Spires. Veramente adesso sull'altro versante dovrebbe
spuntare El Capitan, ma viene nascosto dai Three Brothers. Davanti a me appaiono di colpo alcuni cervi. Sono mansueti e se avessi in tasca un cono di pino mi chiederebbero sicuramente se lo possono avere. L'acqua del Merced River è trasparente come il vetro, alcune trote girano nuotando, idrometre vagano sulla superficie, uccelli cinguettano.
Ci sono i più svariati tipi di natura: i deserti, le montagne con i ghiacciai, la tundra, la foresta vergine. Gran parte della natura non è favorevole all'uomo. Per questa l'uomo non ci è ancora andato e solo così la natura è sopravvissuta come tale. Nello Yosemite la natura è favorevole all'uomo: il verde delle piante, il clima, la ricchezza di forme del paesaggio, tutto invita l'uomo che qui puo sentirsi integrato nella natura.
Attraverso il ponte che porta al Camp degli arrampicatori: un'insenatura per fare il bagno, una spiaggia sabbiosa, sole, tempo a disposizione, persone gentili. Qui si potrebbe dimenticare tutto. Al Camp IV domina l'atmosfera della siesta pomeridiana. Coloro che non sono in giro ad arrampicare giacciono sdraiati all'ombra sotto gli alberi. Alcuni sistemano il loro «gear», il materiale, un'azione quasi sacrale. Sul parcheggio le radio sono accese al massimo del volume e alcune figure nerborute giocano estremamente serie a «hacky sack».
Ci sono due tipi di divisa degli arrampicatori in Yosemite. Pantaloni bianchi lunghi, T-shirt, scarpette da jogging, capelli lunghi e fascetta. II colore bianco è buono per il caldo, ma dopo tre ore di vita di campeggio tutto è color grigio polvere. II colore degli arrampicatori è grigio sporco. Un'altra variante di abbigliamento consiste in jeans tagliati e torace nudo, muscoloso, allenato e abbronzato.
Presso i «resident climbers», cioè coloro che vivono tutto l'anno in valle, c'è una specie di ordine di valori per ammazzare il tempo: arrampicare, mangiare, prendere il sole, droghe, donne. Manca la parola lavoro. Non arrabbiatevi, sono una specie di bambini non ancora cacciati dal paradiso.
Veramente sul parcheggio non sono graditi gli ospiti fissi e i ranger continuano a controllare. Sul lato opposto della strada c'è un altro parcheggio, lì ci sono i VW-Bus e i Camper targati Colorado, New York, Washington e California, di gente senza recapito postale che vive «on the road» - Diogene in automobile. Li si incontra dappertutto, in Colorado, Utah, Washington, Alaska, dappertutto dove si può arrampicare, dove ci sono montagne. Quanto si fermeranno qui? Ma come fanno a saperlo, se Dio ha dato loro una vita intera e automobile, musica, droga, jogging, cibo, arrampicate, natura.
Domani è un altro giorno, e sarà bello come oggi. Perché crearsi preoccupazioni? La maggior parte degli arrampicatori dichiara come professione «carpenter» - carpentiere. E' un lavoro duro ma ben pagato. Il contratto di lavoro vale fino a quando una casa è finita, poi sono liberi di nuovo. Ci sono lavori redditizi anche sui campi petroliferi del Wyoming e sui pescherecci dell'Alaska, per lo meno per quanto concerne i dollari. Alcuni che si reputano molto furbi piantano marihuana in luoghi nascosti della Valley: la marihuana cresce da sola e bisogna solo raccoglierla. Ma i ranger stanno molto attenti e questo guadagno è diventato piuttosto pericoloso. E non tutti i giorni cade nel parco un aereo di contrabbandieri carico di marihuana, come alcuni anni fa. Questa ricchezza inaspettata per la povera gente del Camp IV è piovuta una volta sola. Ne trasportarono a valle molti zaini e vendettero la roba a Los Angeles per un bel po' di soldi.
yesss. me lo devi prestare questo ;)
Scritto da: genoveffa | 03/31/2011 a 01:21 m.
eh, purtroppo non è mio e non ce l'ho più... però puoi prenderlo in prestito in biblioteca alla sem!
Scritto da: climbing_pills | 04/01/2011 a 07:42 p.