E il terzo giorno... resuscitò da morte.
No, mi sto confondendo.
Il terzo giorno... beh, potremmo considerarci soddisfatti, ma ormai la "machine à grimper" è scatenata e non ci ferma più nessuno. Il terzo giorno, Dingomaniaque. In confronto a Pichenibule, una passeggiata. Stessa calata, ma risalita su una bella prua di calcare dritta dritta, dove se ci sono problemi niente di più semplice che tirare giù una doppia e risalire per le facili Dalles Grises.
Digressione su attrezzatura e look. Come si vede dalle foto, in loco c'è ancora un bel po' di roba "old style", oltre a qualche sporadico spit: chiodi con cordini dentro, fettucce infilate in clessidre... Lin arrampica con le Mariacher, io ho le San Marco gialle e nere. Pantaloni bianchi, california oblige... niente casco, siamo climbers... mazzi di nuts a go-go, e qualche friend - di quelli originali, a barra rigida. Martello e chiodi, a casa. I rinvii, fatti artigianalmente con fettucce annodate. La belle vie.
La sera, all'albergo, ci avvicina una ragazza francese accompagnata da un tipo grande e grosso. Ha sentito che Lin viene dagli States e chiede informazioni, lei e il suo amico stanno per partire per un giro di arrampicata nell'ovest. Lin monta in cattedra e dispensa il suo sapere. La francese è tutta orecchie e umma umma con Lin, e a me non mi si fila di pezza. Accidenti, non poteva avere voglia di andare ad arrampicare a Sperlonga e Gaeta invece che in California? Rosico come un dannato mentre Lin si pavoneggia sempre più con le sue Red Rocks e la Sierra e Camp Four... e io che so', il figlio dell'oca bianca?
Niente, alla fine neanche l'autografo mi sono fatto fare, da Catherine Destivelle.
Naturalmente, il tipo grande e grosso era Lothar Mauch...
Dopo il terzo giorno viene il quarto. Che è anche l'ultimo. e pure corto, visto che stasera Lin deve nuovamente essere a Genova (no, mica per tornare in America, per andare a ricevere una sua amica che arriva a sua volta dagli States e con cui si faranno un'altra settimana in Verdon e poi non so quanto in giro per la Francia: sono io che devo tornare comunque a casa).
Poco tempo a disposizione, vietta corta per chiudere: prima doppia di Luna-Bong (ormai una vecchia conoscenza, per l'adrenalina abbiamo già dato), e in traverso a destra partono i due tiri di Necronomicon. E finisce l'avventura.
Quando guardo queste foto mi sembra di annusarle. L'odore del ginepro, del vento caldo che passa sull'altopiano, la fragranza della lavanda nei campi all'uscita delle vie, il sudore pungente negli occhi. E sento i rumori, il brusio del Verdon onnipresente giù in fondo alla gola, il fischio delle corde agitate dal vento, il clic del moschettone che entra nel chiodo, il tintinnio del materiale sull'imbrago, le voci... e la gioia, pura e semplice, negli occhi del compagno di cordata...
E mi sorprendo sempre a pensare quanto è bello arrampicare, e quanto siamo stati fortunati a farlo lì, allora.
testo e foto di Gianni Battimelli
(fine)
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