Ci risiamo.
Di nuovo negli anni '70.
Stavolta però si cambia zona: siamo in Lombardia.
Avete presente i Piani di Bobbio, refugium peccatorum dello sciatore milanese pigro e/o imbranato? No, no, non sto parlando di quel bel triangolo di calcare che svetta lassù, ben visibile dal parcheggio antistante la stazione inferiore dell'ovovia. Quella è la Corna di Bobbio.
Guardate più in basso, lì sulla sinistra, quelle paretine di calcare che occhieggiano dal bosco di latifoglie.
Ecco, quello è lo Zucco dell'Angelone.
il bellissimo calcare lavorato dall'acqua dell'Angelone
E quello che segue è un pezzettino della sua storia.
Legenda:
TROLL era il nome dell'antesignana delle attuali imbragature basse;
TAXI alias coppia, rinvio, così venivan chiamati i primi "preparati" moschettoni+fettuccia;
KROPPERS credo sia una storpiatura di copperheads (attrezzatura da artificiale consistente in palline di rame fissate ad un cavetto che si "spiaccicano" sulla roccia a martellate, fondendosi a causa del calore dell'impatto);
STUGGHLES mah... che sia anche questa una storpiatura "pesante" di stovelegs? (celebre tiro della via del "Nose" sul Capitan, in Yosemite Valley)
CIPOLLE ... forse i primi nuts a camme, precursori degli odierni friends (mah???)
Questo scriveva Andrea Savonitto (detto il Gigante a causa di una statura non proprio convenzionale), colui che dal 1978 ha cominciato a scorrazzare per queste paretine assolate aprendo decine di vie dai nomi quasi sempre buffi e demenziali (Puccia la piccia, La prugna della zia Antonietta, Non toccare il serpente, Toccami il serpente, Superpatata, Onan il distruttore, Cazzi da cagare, Orinosumuri e molti altri). Curiosità, energia vitale, spirito dissacrante e goliardico, un po' di follia; questi gli ingredienti dell'alpinismo del Gigante, che ha aperto molte vie quasi sempre in luoghi appartati e poco noti ai più.
il Gigante in arrampicata all'Angelone
C. Mozzati arrampica all'Angelone
Ed ecco cosa scrive ora, il Gigante, ricordando i suoi primi vagabondaggi su questo bellissimo calcare chiaro:
IL RUGGITO DEI GRILLI
A vent’anni ci si ritrova in compagnia dei propri grilli. C’è chi se li mette in testa e vuole questo o quell’altra. Normalmente fa la fila. Perché gli piace farla.
Sul finire degli anni settanta funzionava allo stesso modo e se arrampicavi lo facevi per fare Alpinismo. Così fan tutti, come tutti e se tutti fan così è così che si fa. Chi non poteva fregiarsi di frequentare la figa normalmente si annichiliva in estenuanti marce di avvicinamento verso pareti mitologiche nel senso storico, possibilmente in ombra ed avvolte nella nebbia e non li vedeva nessuno. Poi scendeva tra i mortali, diceva di aver visto Dio e qualche monachella ciellina magari gli mostrava il pelo delle ascelle.
Da qualche anno qualcuno più sfigato, e quindi con più tempo, aveva cominciato a concepire di arrampicare anche per allenarsi in vista dei cimenti estivi. Facce serie e determinate si ammucchiavano, rigorosamente di domenica, alla base delle poche vie di fondovalle attrezzate, per ripercorrerle anche più volte lo stesso inverno con le stesse tecniche ed equipaggiamenti dello sperone Walker.
Se non ti alzavi prima dell’alba rischiavi di trovare davanti 15 cordate sulla TUA stessa via (che ora non fa più nessuno..) rischiando la morte ad ogni istante, per lapidazione; anche... Quando denso esalava il sudore dai Guida Major, farciti di calzettone della nonna sotto zuavi in fustagno, velluti a coste e camicie di flanella a scacchi, la puzza diveniva insopportabile ed aromi d’alpeggio permeavano le comitive in fila sulle solite tre vie della Medale: ecco, allora era arrivata la primavera. Passando dalla Grignetta ci si poteva portare ai monti per re-iniziare i riti estivi. In fila, e in attendamento, dove bisognava esserci, seguendo i propri sogni in testa fotocopiati dai palmares dei grandi. E’ inutile dire che ci si conosceva tutti… Gli stessi tre pullman di gente compivano la stessa migrazione stagionale come fanno gli Gnu attraverso le savane del Serengeti, in Tanzania,dalle origini del mondo. Loro però anche adesso che sono decimati, sono più di un milione… di capi.
Dopo aver più volte rischiato la buccia nel rito prepuziatorio della scalata classica, con alcuni amici, ed altri, altrove (..ed allora ignoti), ciascuno vittima di allucinazioni psicopolitiche (...e varie), come succede per alcuni poveri gnu che si trovano ai bordi del branco e non sanno che cosa fare, in balia di iene e leoni, ci ritrovammo in una selva oscura. "La retta via era smarrita!" (Questa l’ho già sentita…..boh!). In realtà erano i boschi di giovani carpini e faggi sottostanti ad un anonimo montarozzo che nessun alpinista vero si sarebbe mai sognato di cagare neanche di striscio. Come cima faceva veramente pietà. Anzi non c’era proprio la cima o, se c’era, chissenefrega. Il Nome pacioso e simpatico quasi, non poteva presagire alcunché: Zucco dell’Angelone… Fulminante nella sua inutile mollezza. E così ci lasciammo fulminare, fummo fulminati e tutt’ora sprizziamo elettriciume a manetta pensando a flash scomposti in tutto quello che poi collateralmente ci è successo. Dentro e fuori di noi.
Aprimmo le nostre acerbe menti e come un esercito di grilli impazziti i nostri sogni presero la forma che volevano sparpagliandosi nei boschi alla rinfusa. Grufolando come cinghiali cercavamo i nostri tartufi. Ogni giorno un grillo ci chiamava suadente, ci mostrava le cosce e noi dimentichi di ogni alpinismo ne accettammo la sfida e le risorse. Imparammo a giocare decidendo di volta in volta regole che non avremmo mai scritto.
Per una buona dose di tempo la riserva funzionò….Alla grande! Massimo “pistolino” Sala, Frisco, “Maurello” mia sorella, Rel, Moz, Pitti, Gaiazzi, la “finestra di Landerloof”, Roby Silvestri,il team della “Sgagnotta”, i “Bausani” della Bovisa, presero il posto del “perfido Ivan” (Ivan Guerini, personaggio mitico dell'arrampicata lombarda degli anni '70 e '80) che dopo i primi assaggi con me sulla “Lumaca di vetro”, ritornò raramente dedicandosi ad un altro Regno del Mistero sopra a “L’orsa Maggiore”… Capitava qualcheduno ogni tanto a spiare, ma non trovando la cima né alcun segno di passaggio per lo più se ne tornava nel branco dove poteva agevolmente raccontare malignando di non aver visto nulla che ci fosse da vedere. Oppure incontrava uno di noi, o con noi si era lasciato condurre…. Normalmente si rilassava. E ritornava. Sempre più spesso. Tra questi comparve anche il Mito: “la gognarda” (Alessandro Gogna, uno degli alpinisti italiano più famosi a quel tempo) in persona!
In realtà già prima di noi il Don era passato e aveva lasciato traccia, ma quando ci vide probabilmente pensò,bene, di tener lontani i suoi ragazzi dell’Oratorio verticale di Baiedo, da quella tribù di devianti e dementi che aveva cominciato ad infestare l’Angelone. Non ci furono mai screzi,ognuno nei propri confini fino a che dell’inutile vernice sfregiò la fessura della via sacra: “COMA ETILICO”. La risposta non si fece attendere e così nacque “VERNICIATI IL CERVELLO” e… fu,semplicemente, la fine delle ostilità. Per sempre. Troppo intenti,noi e loro, a farci i fatti nostri sul VAMPIRO o, allegoricamente, SAMBANDO.
Eravamo e siamo rimasti pacifisti anche quando ha cominciato a brillare qualche spit… Spesso e volentieri a raddrizzare di poco salite già fatte clean. Del resto se le vie non le segni, non lasci i chiodi che non usi, non le pubblichi o, se lo fai come ho fatto io nella “storica guida” e questa non la regali a tutti anche a quelli che non sai che esistono, o che non la vogliono, non puoi pretendere che uno di suo sappia o voglia sapere e… si contenga nello spittare la tua magica via che così si rovina e gli altri non vedono i sorci verdi come li hai visti tu quando nel più puro eccelso virtuosismo l’hai aperta per primo “ senza toccare l’alberello sennò non vale… Kazzo!!”… (In realtà tremavi col cagotto sotto, ma nessuno lo può dire).
Siamo stati così bravi a non inventare regole che a un certo punto mi sono sentito in dovere di infrangerle. Ed è tutta colpa mia se poi mi hanno mangiato.
Le mitiche TEPA,quelle basse scamosciate con la V non si trovavano già più da tempo al mercato a seimila lire. L’arrampicata sportiva, aborto del Nuovo Mattino, aveva pervaso le menti del branco e voracemente ricercava nuovi e vecchi spazi da contaminare. CONTAMINATION sortì il suo effetto. Girando un dì sulle placche baciate dal sole vidi più file di puntini di UNIPOSCA rosa: già qualcuno stava organizzando lo scempio. Che fare? Guerra o realpolitik? Io che a torto e per presunzione “sentivo” mio l’Angelone, mi decisi un giorno ad agire: “se qualcuno deve chiodare é meglio che lo faccia io che conosco ogni ruga ed ogni storia di queste rocce!”
Così, farneticando professionismo a go go, sproloquiai intenti progettual-grotteschi nell’ufficio del patron del Governo Politico. Senza batter ciglio dopo avermi faticosamente ascoltato il sagace CAMOZZ, motore della Comunità Montana della Valsassina, annuì e disse “la cosa s’ha da fare!!” (Così capii io. Lui più prosaicamente probabilmente dicettò: “Sta cosa sa di Affare”) ed innescò la macchina da guerra della ricerca fondi e sponsor per il più grande progetto di sviluppo “alpinistico” fino ad allora mai pensato in Lombardia. Ma le iene,come sempre, sbirciavano attente. Incontrai un calzolaio di Ballabio, che nel suo acume interpretò la voce CENTRO SERVIZI come “Toilettes” ed incautamente lo coinvolsi. Lui coinvolse un altro calzolaio, in Erba, esperto spalatore di letame. Insieme poi, dopo aver mangiato a sbafo ed essersi accomodati,nottetempo, col “bbostik sottoalculo”, con armi e bagagli, tra cui un ingombro di telaio per tessere intrighi (che ‘azzo ci fa, se no, un telaio in un ufficio guide?) nel nuovo confortevole chalet misteriosamente comparso alla base del monte, mi confezionarono un ottimo paio di scarpe nuove!
Con queste ogni tanto mi affaccio all’Angelone a dar da mangiare o ad accarezzare i grilli… Le trovo un po’ pesanti da portare, ma mi diverto ancora!!
Il Gigante
Guida Alpina Andrea Savonitto
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Fonti
"Crodaiolo" su Planetmountain
Andrea Savonitto su chiamalavventura
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