Emilio scrive che quando da sotto ci ha visto la prima volta, a me e al Tozzo, su Serena alienazione (era esattamente il 10 febbraio 1985), ha pensato che fossimo due arrampicatori molto forti.
Eh già.
Come mi sono ritrovato, senza accorgermene, fra quelli "forti"?
(l'attacco del II tiro del Ritorno di Paperoga, 6a+)
La cosa oggi fa sorridere. Era la prima volta che affrontavo, da primo e senza conoscerla, una via di 6b... E ci feci ben 4 resting (tutto è meticolosamente registrato sul mio quadernino).
Pensa, se oggi vai in una falesia qualsiasi, vedi uno che fa 4 resting su un 6b: non ti verrebbe mai di pensare che si tratta di un arrampicatore di alto livello.
Per la verità neanche io mi ritenevo tale. Però ad un certo punto, in quei mesi, mi sono guardato intorno, e mi sono chiesto: ma quanta gente vedo che viene a Sperlonga e affronta un 6b da primo? La risposta era: quei 10-15 (i nomi che più o meno ho fatto fin qui), quelli che erano poi il mio modello, il mio riferimento irraggiungibile, e basta. Una cerchia alquanto ristretta.
Sono molto legato affettivamente, per averne fatto parte, alla Scuola "Paolo Consiglio" del CAI di Roma. Per questo posso dire con grande serenità e obiettività, senza alcuna malevolenza, che fra gli istruttori in attività non avevo visto nessuno andare a fare da capocordata Serena alienazione o Peek-à-bou, o Idefix. Il livello dei migliori era sul VI grado (5c, scala sperlonghiana di allora!), e la media era sul V/V+. Dunque, pensavo (con la presunzione dei miei diciotto anni): "caspita, io arrampico già meglio di quelli che insegnano ad arrampicare... "
Ma non era tanto questo a farmi credere di esser diventato "forte".
Dicevo di Serena alienazione. Ripartiamo da qui. Due settimane, dopo torno a Sperlonga con Maurizio e affrontiamo la salita integrale del Ritorno di Paperoga (Paperoga era un soprannome affibbiato per qualche tempo ad Andrea). Avevo fatto a dicembre, da secondo con Ignazio, metà del primo tiro: fin sotto allo strapiombetto (fermandoci cioè prima del passo chiave). Proseguo e faccio a vista il seguito. Poi recupero il Tozzo e salgo, sempre a vista, il secondo tiro (magnifico!).
Paperoga era data 6b- (oggi 6a+). Stefano ci ha visti da poco lontano (stava, credo, su Blues per Allah).
La sera, dal mozzarellaro:
Stefano: "Eravate voi sul Ritorno di Paperoga?"
Smilzo: "Sì, una bellissima via, veramente".
Stefano: "Bene. E come è andata?" (che vorrebbe dire: "come l'hai fatta?")
Smilzo: "Sono contento: sono riuscito a fare a vista tutta la via!"
Stefano: "Caspita, bravo!"
Poche battute, ma di quelle che ti ricordi. Stefano, in quel momento il più forte di tutti, che mi dice "bravo"...
Cresce la convinzione, e se possibile, la motivazione. Un mese più tardi, e siamo al 24 marzo, torno su Serena alienazione e la salgo in libera. Wow! Sono entrato nel giro! Non a caso quello stesso giorno arrampico per la prima volta con Andrea: mi porta a fare La mistica giraffa (dedicata al "Giraffone" Angelo). Il grado del II tiro è 6c. Mi appendo (sono da secondo), ma capisco la sequenza, e - come si direbbe oggi - i movimenti mi vengono.
Ormai anche con Stefano siamo amici: un giorno in cui il cielo è nero e le pareti son tutte bagnate, mi porta, con Antonio Stazio, ad arrampicare in un settore strapiombante che sta chiodando per i giorni di pioggia: ha deciso di chiamarlo, ironicamente, L'ojo del sol... Provo una via con dei movimenti durissimi, e quasi non mi muovo: Dark, 7a+.
Quello è grosso modo, in questa fase, il grado-top dalle nostre parti. Le vie di riferimento sono, in tutto, non più di quattro o cinque: Kajagoogoo 7a, Blues per Allah 7a+, Baby snake 7a+, Polvere di Stelle 7b, Reggae per Maometto (probabile 7a+/7b, che però Stefano non riesce a liberare...).
Ad aprile metto le mani su Kajagoogoo: tira Ignazio e io vado dietro. La trovo durissima. Arrivo dopo vari resting al passaggio chiave: la famosa (o famigerata) goccetta per un dito. Il dito è l'indice, che va messo di punta nella goccia, e poi ci appoggi sopra (alla punta dell'indice) il pollice e il medio. Alzi i piedi su due cose infime, e blocchi. Questa è la teoria, che Ignazio mi ha spiegato ben bene. Ma la pratica è impossibile. Il passaggio non mi viene.
Nel frattempo ho fatto amicizia con un amico di Ignazio: Massimo. Ci guardiamo di sbieco, fra curiosità e sospetto. Ecco, penso: ecco uno che sta precisamente al mio livello... Uhm... Un potenziale rivale. Però è proprio con lui che nascerà un'amicizia fortissima.
Nei mesi seguenti devo pensare un po' agli esami di maturità. E poi c'è una ragazza nella mia classe, Valeria, con due tette strepitose (riferimento culturale del tempo: Carmen Russo). Valeria, capisco dopo vari mesi di chiacchiere, è interessata a me. Anche se ho preso la patente, continuo a usare soprattutto la vespa. Quando ci porto Valeria sento la punta dei suoi seni contro la mia schiena.
Che roba da brividi.
Roba complicata. Da dove cominciare? Con un bacio? E poi se lei mi chiede di continuare? Non ho alcuna esperienza e mi vergogno all'idea di risultare imbranato...
E poi dovrei mettermici insieme. Però non mi convince: non mi piace abbastanza. Ci sono le tette, sì... Ma dopo? Non conosco i movimenti. L'on-sight mi sembra preclusa a priori (termine che apprendo dallo studio di Kant).
Così Valeria si rivolge a qualcun altro. Io resto vergine e imbranato. Durante l'anno ho studiato un cazzo, e mi becco il mio bel 40/60 alla maturità. Sogno di fare il 7a. Però mi piace anche la montagna.
Non sono mai stato al Gran Sasso. Per questo mi faccio trascinare da Medioverme e Gaston in un posto assurdo, con un'esposizione da stringere il culo. Questa è l'apertura di Ombromanto, all'Intermesoli: un'esperienza che rimarrà, per me, unica. Nel vero senso della parola.
Pensa, se oggi vai in una falesia qualsiasi, vedi uno che fa 4 resting su un 6b: non ti verrebbe mai di pensare che si tratta di un arrampicatore di alto livello.
Per la verità neanche io mi ritenevo tale. Però ad un certo punto, in quei mesi, mi sono guardato intorno, e mi sono chiesto: ma quanta gente vedo che viene a Sperlonga e affronta un 6b da primo? La risposta era: quei 10-15 (i nomi che più o meno ho fatto fin qui), quelli che erano poi il mio modello, il mio riferimento irraggiungibile, e basta. Una cerchia alquanto ristretta.
Sono molto legato affettivamente, per averne fatto parte, alla Scuola "Paolo Consiglio" del CAI di Roma. Per questo posso dire con grande serenità e obiettività, senza alcuna malevolenza, che fra gli istruttori in attività non avevo visto nessuno andare a fare da capocordata Serena alienazione o Peek-à-bou, o Idefix. Il livello dei migliori era sul VI grado (5c, scala sperlonghiana di allora!), e la media era sul V/V+. Dunque, pensavo (con la presunzione dei miei diciotto anni): "caspita, io arrampico già meglio di quelli che insegnano ad arrampicare... "
Ma non era tanto questo a farmi credere di esser diventato "forte".
Dicevo di Serena alienazione. Ripartiamo da qui. Due settimane, dopo torno a Sperlonga con Maurizio e affrontiamo la salita integrale del Ritorno di Paperoga (Paperoga era un soprannome affibbiato per qualche tempo ad Andrea). Avevo fatto a dicembre, da secondo con Ignazio, metà del primo tiro: fin sotto allo strapiombetto (fermandoci cioè prima del passo chiave). Proseguo e faccio a vista il seguito. Poi recupero il Tozzo e salgo, sempre a vista, il secondo tiro (magnifico!).
Paperoga era data 6b- (oggi 6a+). Stefano ci ha visti da poco lontano (stava, credo, su Blues per Allah).
La sera, dal mozzarellaro:
Stefano: "Eravate voi sul Ritorno di Paperoga?"
Smilzo: "Sì, una bellissima via, veramente".
Stefano: "Bene. E come è andata?" (che vorrebbe dire: "come l'hai fatta?")
Smilzo: "Sono contento: sono riuscito a fare a vista tutta la via!"
Stefano: "Caspita, bravo!"
Poche battute, ma di quelle che ti ricordi. Stefano, in quel momento il più forte di tutti, che mi dice "bravo"...
Cresce la convinzione, e se possibile, la motivazione. Un mese più tardi, e siamo al 24 marzo, torno su Serena alienazione e la salgo in libera. Wow! Sono entrato nel giro! Non a caso quello stesso giorno arrampico per la prima volta con Andrea: mi porta a fare La mistica giraffa (dedicata al "Giraffone" Angelo). Il grado del II tiro è 6c. Mi appendo (sono da secondo), ma capisco la sequenza, e - come si direbbe oggi - i movimenti mi vengono.
Ormai anche con Stefano siamo amici: un giorno in cui il cielo è nero e le pareti son tutte bagnate, mi porta, con Antonio Stazio, ad arrampicare in un settore strapiombante che sta chiodando per i giorni di pioggia: ha deciso di chiamarlo, ironicamente, L'ojo del sol... Provo una via con dei movimenti durissimi, e quasi non mi muovo: Dark, 7a+.
Quello è grosso modo, in questa fase, il grado-top dalle nostre parti. Le vie di riferimento sono, in tutto, non più di quattro o cinque: Kajagoogoo 7a, Blues per Allah 7a+, Baby snake 7a+, Polvere di Stelle 7b, Reggae per Maometto (probabile 7a+/7b, che però Stefano non riesce a liberare...).
Ad aprile metto le mani su Kajagoogoo: tira Ignazio e io vado dietro. La trovo durissima. Arrivo dopo vari resting al passaggio chiave: la famosa (o famigerata) goccetta per un dito. Il dito è l'indice, che va messo di punta nella goccia, e poi ci appoggi sopra (alla punta dell'indice) il pollice e il medio. Alzi i piedi su due cose infime, e blocchi. Questa è la teoria, che Ignazio mi ha spiegato ben bene. Ma la pratica è impossibile. Il passaggio non mi viene.
Nel frattempo ho fatto amicizia con un amico di Ignazio: Massimo. Ci guardiamo di sbieco, fra curiosità e sospetto. Ecco, penso: ecco uno che sta precisamente al mio livello... Uhm... Un potenziale rivale. Però è proprio con lui che nascerà un'amicizia fortissima.
Nei mesi seguenti devo pensare un po' agli esami di maturità. E poi c'è una ragazza nella mia classe, Valeria, con due tette strepitose (riferimento culturale del tempo: Carmen Russo). Valeria, capisco dopo vari mesi di chiacchiere, è interessata a me. Anche se ho preso la patente, continuo a usare soprattutto la vespa. Quando ci porto Valeria sento la punta dei suoi seni contro la mia schiena.
Che roba da brividi.
Roba complicata. Da dove cominciare? Con un bacio? E poi se lei mi chiede di continuare? Non ho alcuna esperienza e mi vergogno all'idea di risultare imbranato...
E poi dovrei mettermici insieme. Però non mi convince: non mi piace abbastanza. Ci sono le tette, sì... Ma dopo? Non conosco i movimenti. L'on-sight mi sembra preclusa a priori (termine che apprendo dallo studio di Kant).
Così Valeria si rivolge a qualcun altro. Io resto vergine e imbranato. Durante l'anno ho studiato un cazzo, e mi becco il mio bel 40/60 alla maturità. Sogno di fare il 7a. Però mi piace anche la montagna.
Non sono mai stato al Gran Sasso. Per questo mi faccio trascinare da Medioverme e Gaston in un posto assurdo, con un'esposizione da stringere il culo. Questa è l'apertura di Ombromanto, all'Intermesoli: un'esperienza che rimarrà, per me, unica. Nel vero senso della parola.
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