I miei primi mesi di arrampicata sono documentati in un quaderno che ho conservato. Ho registrato data, luogo e compagno di cordata. C'è anche un piccolo commento per ogni salita: qualcosa a metà tra la notazione di impressioni personali e la relazione di via. Poi c'è scritto - ovviamente - se ero da primo o da secondo, se sono passato in libera, o, nel caso contrario, quanti resting ho fatto, quanti chiodi ho tirato...
Un esempio. Quasi a punirmi di quella mania assolutamente infantile e ridicola (vista la mia totale inesperienza) per l’arrampicata libera, quando Lorenzo mi portò finalmente al Morra, andammo a fare, come prima salita, la via Anna. Un enorme strapiombo attrezzato con chiodi a pressione (A2).
Copio dal mio quaderno: “E’ stata la prima via che abbiamo percorso, attaccandola fin dal primo breve tratto (abbastanza impegnativa l’uscita). Subito dopo il vero attacco, passati i primi 2-3 chiodi, ci si trova già sensazionalmente nel vuoto, ma non ci sono eccessive difficoltà; dove invece il tetto si fa più verticale, i chiodi sono posti a maggiore distanza l’uno dall’altro e bisogna allungarsi bene, all’infuori, per raggiungerli. Poi ci sposta a sinistra, dove 2 chiodi vicini rendono possibile una sosta aerea. Si prosegue quindi verso destra fino all’uscita, dove bisogna ricorrere ad appigli e appoggi naturali per trovarsi infine fra i comodi cespugli. 40m.”
Certo, rileggendo queste righe , mi viene da pensare che avevo arrampicato ben poco, quasi niente. Ma, per come scrivevo, ne avevo lette di relazioni di vie!
In estrema sintesi, dopo l'esordio fallimentare al Circeo, il curriculum dei miei primi mesi di arrampicata è stato il seguente:
16 ottobre 1983
Morra
- via Anna
- via dei Placconi
- via del Nicchione (variante d'attacco)
- via di Marco
1 novembre
Morra
- Silvio bassa
- Due fessure
- Fessurone
- Lopriore
- Rampa
20 novembre
Leano
- Diedro giallo
- Disoccupati
- Biblico
- Tre C
- via della placca (tentativo)
- Diedro abbandonato
27 novembre
Ciampino
4 dicembre
Gaeta
- via dello Spigolo
8 dicembre
Morra
- Zapparoli
- Due fessure
- Fessurone
- Lopriore
- Gigi
21 dicembre
Ciampino
23 dicembre
Morra
- Fessura di Dado (???)
- Gatto
- Geri
- Direttissima (L.1)
- Nicchione
26 dicembre
Ciampino
27 dicembre
Ciampino
28 dicembre
Circeo
- Pilastro zoppo
30 dicembre
Morra
- Geri
- Pulpito
- Nicchione
- Variante di Donatello
5 gennaio 1984
Ciampino
15 gennaio
Ciampino
22 gennaio
Leano
- Diedri paralleli
- Dory
- Spigolo dei geologi
- Diedro rosso
- Tre C
29 gennaio
Leano
- Paolo ed Enrico
- Arruginante
- Ingegneri
- via della placca
5 febbraio
Sperlonga
- Spigolo di Roberto
- Elefante in calzamaglia
- Sandra
- Picchiami sulle bolle
Una delle fissazioni di Lorenzo e Fabio, in cui fui coinvolto quasi subito, era il progetto di una variante d’attacco alla via del Nicchione al Morra. Nonostante arrampicassero entrambi da appena un anno, si erano messi in testa che si poteva aprire questa variante qualche metro a destra dell’attacco consueto: una placca davvero liscia, da fare con un po’ di artificiale. La variante avrebbe sviluppato non più di 8-9 metri. Fabio, salendo sulle spalle di Lorenzo, era riuscito a piantare un chiodo abbastanza alto in una fessurina rovescia. Il chiodo teneva. Fu messa una staffa, e così piantarono, alternandosi, uno spit circa un metro più in alto del chiodo. Poi il chiodo lo togliemmo: “La fessurina serve per la mano, per provare se si fa in libera…” (mentalità abbastanza sportiva, visti i tempi!). Non avrei però raccontato questo piccolo episodio se in quel momento non fosse passato il mitico Vito, il Vecchiaccio, di cui Fabio e Lorenzo sapevano tutto.
- Hei, ciao. Che fate, ragazzi?
- Niente di importante. Stiamo aprendo una variante d’attacco al Nicchione. Abbiamo piantato uno spit, ma adesso dobbiamo provare a salirla…
- Bene. Bravi, bravi. Quando lo vedo, glielo devo dire al mio amico Pierluigi che qui al Morra ci sono dei ragazzetti che si danno da fare aprendo delle belle vie nuove. Questa poi sembra anche un po’ difficile, eh? Lì ci sarà un passaggio che sarà almeno di Quinto superiore, forse anche Sesto meno… Beh, bravi bravi, continuate così…
Più tardi Fabio e Lorenzo mi avrebbero spiegato chi era quel signore un po’ buffo. E chi era Pierluigi (Bini), l’alpinista romano più forte in circolazione, il cui nome avevo peraltro già incontrato leggendo Settimo grado. Mi ero trovato a cospetto della Storia, quella con la esse maiuscola…
(sulla "via della foto a Ciampino". Il nome era dovuto a una foto apparsa sulla copertina de "L'Appennino")
(continua)
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