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Riassunto delle puntate precedenti:
Smilzo arrampica ormai da un anno. Con spirito gagliardo e irragionevole ha tagliato i ponti con tutti gli interessi che normalmente occupano la vita di un adolescente. Suonava le tastiere in un gruppo, e il gruppo ora non esiste praticamente più. Cercava una ragazza, e ora non la cerca più. Parlava di vari argomenti, e non solo di gradi, di libera, di scarpette e moschettoni... Ora parla sempre, ininterottamente, pure alla madre, solo di quello.
I voti a scuola sono pessimi.
Però lui si illude di esser vicino a fare il Settimo grado, e quindi di essere forte quasi come il giovane Messner.
E questo gli basta. (Tutto gli deriva dall'esser riuscito a fare in libera DA SECONDO la via degli Ingegneri a Leano, VII grado sulla guida Helzapoppin).
Con fare sornione e falsamente dimesso, ha cercato di stringere amicizia con Medioverme. Però vedendolo finalmente all'opera in quel di Sperlonga - dopo tante chiacchiere serali nella saletta SUCAI -, ha capito che deve magna' ancora molte pagnotte prima di arrampicare come quello lì...
Eravamo arrivati più o meno qui.
Trascorsa l’estate in montagna, ai primi di settembre io e Fabio sentiamo una strana, irresistibile fretta di tornare a Sperlonga.
Scritto alle 10:24 p. nella arrampicata romana, storia dell'arrampicata | Permalink | Commenti (0)
La mia prima arrampicata a Sperlonga fu, come si sarà capito, quel che si dice un'esperienza forte.
Quasi un delirio di immagini, un vortice di sensazioni visive, tattili, olfattive: odore di roccia, di terra, di macchia mediterranea.
Medioverme lo avevo dunque conosciuto nella saletta SUCAI. Eravamo perfettamente coetanei (nati nel 1966), cioè ragazzetti, o come si dice a Roma: pischelli. Lui parlava in modo schietto e disinvolto, con leggero accento romanesco, di quando aveva fatto il Diedro Philipp, o di qualche ripetizione di vie di Pierluigi Bini al Gran Sasso. Dire che lo ascoltavo ad orecchie spalancate è dire poco. Per la miseria: aveva fatto in montagna, negli ultimi due o tre anni (cioè fra i suoi quattordici e i sedici), quel che io avrei sognato di essere in grado di fare tre anni più tardi...
Scritto alle 10:21 p. nella arrampicata romana, storia dell'arrampicata | Permalink | Commenti (0)
Per tutto l’inverno 1983/84 arrampicai quasi sempre da secondo. Facevo cordata con Lorenzo e poi, sempre più spesso, con Fabio. Il posto che mi piaceva di più era Leano. Con Fabio, verso Pasqua (19-21 aprile 1984), avremmo piantato la tenda sotto Torre Elena e saremmo rimasti lì tre giorni consecutivi…
Anche se devo pur dire che l’impressione più forte me l’aveva procurata Gaeta, con quelle doppie nel vuoto totale, 110 metri a picco sul mare. Con Lorenzo facemmo una classica: lo spigolo. Non lo trovai difficile, ma l’emozione fu tantissima.
Scritto alle 11:38 p. nella arrampicata romana, storia dell'arrampicata | Permalink | Commenti (0)
I miei primi mesi di arrampicata sono documentati in un quaderno che ho conservato. Ho registrato data, luogo e compagno di cordata. C'è anche un piccolo commento per ogni salita: qualcosa a metà tra la notazione di impressioni personali e la relazione di via. Poi c'è scritto - ovviamente - se ero da primo o da secondo, se sono passato in libera, o, nel caso contrario, quanti resting ho fatto, quanti chiodi ho tirato...
Un esempio. Quasi a punirmi di quella mania assolutamente infantile e ridicola (vista la mia totale inesperienza) per l’arrampicata libera, quando Lorenzo mi portò finalmente al Morra, andammo a fare, come prima salita, la via Anna. Un enorme strapiombo attrezzato con chiodi a pressione (A2).
Copio dal mio quaderno: “E’ stata la prima via che abbiamo percorso, attaccandola fin dal primo breve tratto (abbastanza impegnativa l’uscita). Subito dopo il vero attacco, passati i primi 2-3 chiodi, ci si trova già sensazionalmente nel vuoto, ma non ci sono eccessive difficoltà; dove invece il tetto si fa più verticale, i chiodi sono posti a maggiore distanza l’uno dall’altro e bisogna allungarsi bene, all’infuori, per raggiungerli. Poi ci sposta a sinistra, dove 2 chiodi vicini rendono possibile una sosta aerea. Si prosegue quindi verso destra fino all’uscita, dove bisogna ricorrere ad appigli e appoggi naturali per trovarsi infine fra i comodi cespugli. 40m.”
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Confessioni di un serial climber
Mark Twight
Versante Sud (collana "I rampicanti")
Dall'introduzione a cura dell'autore:
"Malgrado l'etá che ho, sono ancora in rivolta contro la mediocritá. Non sono incazzato come ero un tempo, ma quando si tratta di azione sono ancora intollerante verso le parole vuote e arroganti. Acclamatemi o tacete".
Dal retro copertina, commento di presentazione ad opera di Wil Gadd.
"Perlopiú la letteratura di montagna sembra un incrocio tra la patologia legale e gli insulsi fumetti degli Hardy Boys: come la musica punk ha aperto uno squarcio nel rock moribondo degli anni '80, cosí la scrittura punkeggiante di Mark Twight ha restituito l'anima alla letteratura dell'arrampicata. Una copia di Confessioni di un Serial Climber vale cento volte tutte le schifezze scritte sull'Everest messe insieme".
Un libro diverso.
Un libro attraverso il quale l'autore svela le motivazioni di cui si nutre il proprio alpinismo senza pudori, senza retorica, senza alcun make-up. L'alpinismo è materializzazione ed espressione di tutti i suoi incubi e le sue frustrazioni; Mark non ha alcun bisogno di mettere maschere, di edulcorare con vuoti moralismi la propria lotta: è con sé stesso che combatte, non con la montagna. Non c'è bisogno di nascondersi dietro eroismi e filosofie, molto spesso semplici trattamenti di bellezza per le proprie crude paranoie; Mark ha il coraggio di mettersi nudo davanti allo specchio e di guardare in faccia la realtà così com'è: un pugno in faccia.
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Climbing free
Lynn Hill
Vivalda editore (collana "I licheni")
Non mi vengono in mente degli sport in cui una donna abbia compiuto prestazioni superiori a quelle di uomo. Lynn Hill, nel 1993, completò la prima ascensione totalmente in libera della via del "Nose" (El Capitan, Yosemite Valley), leggendaria arrampicata aperta nel 1958 da Warren Harding, Wayne Merry e George Whitmore con abbondanza di mezzi artificiali.
L'ascensione di Lynn è una delle pietre miliari nella storia dell'arrampicata.
Alla fine della prima ascensione in libera in giornata (portata a termine l'anno successivo, 1994), Lynn si esprime così: "The final realization of this ascent was not only the culmination of my eighteen years of climbing, but it was also symbolic of the kind of values that give meaning and richness to my climbing experiences. Throughout my life, one of the underlying qualities that has inspired me to pursue my vision of what is possible has to do with trusting in what I truly love and believe in. Cultivating such feelings of passion and conviction is what has enabled me to tap the source of my being and access the immense power of the human spirit."
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Uomini & pareti
Fabio Palma - Erik Svab
Versante Sud
Uomini & pareti 2
Matteo Foglino - Carlo Caccia
Versante Sud
Uomini&Pareti è uscito nel Giugno 2002, e in 16 capitoli ripercorre, con interviste e fotografie, la storia di 16 grandi scalatori che hanno marchiato con classe l'arrampicata e l'alpinismo dal 1980 ad oggi.
Uomini&Pareti2 esce invece nel 2009, presentando altri 16 grandi personaggi dell’alpinismo e dell’arrampicata contemporanei di inizio millennio.
Se i protagonisti del primo Uomini&Pareti funzionavano, nella maggior parte dei casi, come anelli di raccordo tra il prima e il dopo la “rivoluzione della libera” che negli anni ottanta ha segnato una cesura con l’alpinismo della “lotta con l’alpe”, in questo caso la separazione è più netta. Due mondi attigui si presentano. Possono incontrarsi oppure no. Pensiamo quale distanza separa i rigori dell’alta quota o dell’inverno alpino dalla roccia assolata di una falesia o dalla prossimità di un boulder…
"L'arrampicata non può essere disgiunta dalla sua straripante proposta di stile di vita..."
Da questa frase del grande arrampicatore scomparso Wolfgang Gullich scaturisce l'essenza di questi libro. Libri che hanno due precise ambizioni: interrogare i personaggi in maniera introspettiva e fare luce sulle loro gesta.
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La morte del chiodo
(fine del sesto grado sulle pareti alpine)
Emanuele Cassarà
Nordpress
E' un libro del 2002 - guardare sempre l'anno di pubblicazione di un libro di storia!
Ripercorre velocemente la storia dell'alpinismo soffermandosi ad analizzare le motivazioni che hanno portato ad un cambiamento nel concepire il chiodo: da appiglio a semplice strumento di assicurazione. Le implicazioni di questo cambio di rotta sono molteplici e vengono raccontate con immagini e con le parole dei protagonisti dell'epoca. In particolare è presente una sostanziosa intervista multipla redatta nel 1982 in cui l'autore si sofferma a riflettere con diversi scalatori a proposito della nascente (allora) arrampicata sportiva, del rischio e della valutazione delle difficoltà.
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La storia dell'alpinismo
Gian Piero Motti
Vivalda editore (collana "I licheni")
(2 volumi)
E' IL libro di storia dell'alpinismo.
Completo, approfondito, a tratti filosofeggiante.
Può appassionare così cpome respingere, dipende un po' dalle aspettative e dall'approccio.
Attenzione: è stato pubblicato nel 1977.
Da quell'anno ad oggi è successo di tutto e di più, e sono cambiate moltissime cose.
E' però molto interessante vedere come Motti percepisse i cambiamenti con grande lucidità, e in molti casi prefigurasse con spirito davvero visionario ciò che in futuro sarebbe poi successo.
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